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1. {Guerino De Masi}
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Condivido in toto. È anche un mio «cavallo di
battaglia»! Consiglio sempre ai miei fratelli (e sorelle) di essere se stessi
e schietti nel pregare. Esemplifico anche con la richiesta del figlio al
genitore, quando ha fame: Cosa deve dire? Deve forse impostare la sua
voce? Applicare una tonalità oratoriale? Mettersi in postura e ambiente
adeguati? Fare un’analisi biologica del suo bisogno naturale? No. Dirà
semplicemente: «Mamma, papà (abba), ho fame. Mi dai da mangiare, per
favore?». {02-03-2013}
2. {Salvatore Canu}
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Pienamente d’accordo su questa meravigliosa
riflessione. Piuttosto si fa bene a prendere esempio da Daniele, che si
chiudeva nella sua stanza e, rivolto verso Gerusalemme e in intimità con Dio, si
accostava in preghiera, senza temere; anzi dinanzi al giudizio del re, continuo
guardando a Dio e non alle circostanze. Non voglio approfondire questo, perché
appartiene a un altro contesto, ossia all’importanza della preghiera, ma vorrei
dire che dobbiamo piacere a Dio e non all’uomo; e pertanto, il Signore
stesso dice questo: «Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e,
chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre
tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa» (Matteo 6,6). E quando
si prega in assemblea, come è stato pienamente illustrato in questa
riflessione, è bene usare poche parole e necessarie parole, che vengono non dai
sentimenti, ma preghiere reali; perdonatemi, se lo sottolineo, ma spesso vedo e
sento questo. {02-03-2013}
3. {Edoardo Piacentini}
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La preghiera è una
delle esperienze più sante della vita cristiana. Essa è una comunione
diretta con il Signore, un parlare con Lui, vincendo così tutte le distanze,
che possono esserci tra Dio, santo e onnipotente, e la creatura umana, che è
come l’erba oggi, e domani si secca. La nostra vita ha bisogno continuamente di
essere alimentata da forze spirituali. Oltre alla lettura e alla meditazione
della Parola di Dio, molto può l’intercessione personale fatta al
Signore. Essa ritempra lo spirito, vivifica la fede, accresce la speranza.
Teniamo
presente che Gesù, il Figliuolo di Dio, secondo quanto ci ricordano gli
Evangeli, molte volte sostava in preghiera di giorno e di notte. «Dopo aver
congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E, venuta la
sera, se ne stava lassù tutto solo» (Matteo 14,23). Gesù prega nel
Getsemani, prega per i discepoli, prega per Pietro, prega prima di rendere lo
spirito sulla croce. Il Figliuolo di Dio durante il suo ministero terreno si è
tenuto sempre in comunione con il Padre suo mediante la preghiera.
E se questo
faceva Lui, che era santo e giusto, quanto più dobbiamo farlo noi, che
pronti non siamo! Per questo il Signore fa a noi questa raccomandazione: «Vegliate,
dunque, pregando in ogni tempo» (Luca 21,36). Se il fervore spirituale in
alcuni di noi si è raffreddato, è perché è venuto meno lo spirito della
preghiera.
Certo, la
preghiera non è un insieme di parole, che casualmente compaiono sulla bocca,
ma una devozione, che parte dal cuore e che si realizza come frutto della fede.
Infatti, Gesù ci mette in guardia dal pronunziare preghiere meccaniche: «Non
chi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà
del Padre mio, che è nei cieli» (Matteo 7,21). La preghiera, inoltre, è
diretta a Dio e non agli uomini; per cui chi prega per ostentazione o per
farsi notare dagli altri credenti, è un ipocrita, e la sua preghiera non è
esaudita. «Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi
amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per
essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne
hanno» (Matteo 6,5). E nemmeno è esaudita quella preghiera, che il caro
Nicola definisce «logorroica», vale a dire prolissa, ritenendo che più è
lunga l’orazione e più si ha la garanzia che essa sia esaudita dal Signore. Gesù
afferma: «Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali
pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non fate dunque
come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che
gliele chiediate» (Matteo 6,7-8).
La
preghiera accetta al Signore è quella, che chiede a Dio amore e benessere,
vede sorgere frutti concreti di benedizioni e liberazioni. Nel cap. 12 del Libro
degli Atti si parla della prigionia dell’apostolo Pietro e della sua miracolosa
scarcerazione. Ci fu un intervento diretto di Dio per cui l’apostolo fu liberato
dalle catene, poté lasciare indietro le guardie, e vedere la porta di ferro
aprirsi da sé. Come spiegare questo fatto? Luca ci tramanda questo particolare:
«Ma, mentre Pietro era custodito nella prigione, continue orazioni a Dio
erano fatte dalla chiesa per lui» (Atti 12,5). C’era dunque la chiesa,
che pregava fervidamente, affinché Pietro fosse liberato. Allora dobbiamo
dire la preghiera è potenza di Dio in azione. Noi, come Chiesa e come
credenti, non dobbiamo trascurare o sottovalutare questa potenza della
preghiera, ricordandoci che è lo Spirito Santo, che intercede Egli stesso per
noi e sovviene alla nostra debolezza.
È stato detto:
«Se non saremo una chiesa, che prega, non potremo essere neanche una chiesa, che
vince». Perciò, facciamo nostre le esortazioni della Parola di Dio: «Non
cessate mai di pregare» (1 Tessalonicesi 5,17). «Non siate in
ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note
a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento» (Filippesi 4,6). «Ma
chiedete con fede senza dubitare, perché chi dubita è simile all’onda del
mare, agitata dal vento e spinta qua e là» (Giacomo 1,6). {03-03-2013}
4. {Nicola Martella}
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Contributo: Abbiamo parlato di coloro che pregano, dicendo: «Signore, tu sai che... ». Fra i credenti esiste anche un certo tipo di persone, che pregando, usa un continuo e iterativo «Signore,... !» («o Signore», «tu, Signore», ecc.); praticamente è intercalato un «Signore» ogni tre parole. Evidentemente tali cristiani hanno
timore che Dio si distragga, non li ascolti veramente o che, non sollecitando, possa cadere la linea col Cielo!
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Pietro Calenzo: Alcuni usano come seconda variante
invocativa «o Padre...!»,
ricorrente più nelle preghiere che nei sermoni. {04-03-2013}
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Nicola Martella:
Certo, poi ci sono coloro che hanno almeno la fantasia di usare in una preghiera
l’intera onomastica divina, variando ogni tre parole con: Signore, Dio,
Altissimo, Onnipotente, Eterno e così via. Altri, per non tralasciare
alcuna Persona della Trinità, intercalano Padre, Figlio e Spirito Santo
continuamente.
Altri ancora pensano che usando i nomi ebraici o greci delle tre Persone
divine (p.es. Jahwè, Rûach, Iešûa, Elohim. El Šadddaj, ecc.) abbiano
un accesso privilegiato al trono della grazia.
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Giacomo Todaro: Ha, ha, ha, ha, sì, sì, mi è capitato! ☺ Di solito sono fratelli e sorelle, che non hanno potuto avere un grado d’istruzione elevato. Oppure chiedono l’esaudimento di preghiere nella disperazione dei loro cuori... proprio per questo non ci trovo niente di divertente. {04-03-2013}
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Rita Fabi: Una terza variante, usata di continuo è: «Gloria a Dio». Parli di zucchine e allora via un bel «Gloria a Dio», intercalante a interrompere le frasi. È quello che più mal sopporto e che mi riporta indietro alle
litanie cattoliche. {04-03-2013}
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Nicola Martella: Rita Fabi, Hai ragione riguardo a tali intercalari devozionali continui nel
normale
discorso. Nella preghiera risuona all’incirca così: «Tu sai, Signore, che la sorella Mafalda ha bisogno della tua forza, alleluia, ora che è morto il fratello Claudio, gloria a Dio, e i suoi due figli sono attualmente malati».
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Rita Fabi: Infatti, Nicola, quell’intercalare interrompe sempre, anche quando si parla, e ciò viene dal fatto che si tratta di un
modo di pregare, che poi diventa un comune modo di parlare. E nel parlare questo intercalare lo trovo anche peggiore, ma è ovvio che qua si parlava di un intercalare durante le preghiere. {04-03-2013}
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Pietro Calenzo: Ciò accade anche
nei sermoni, Rita, anche se in maniera più blanda. Ecco esempio dal pulpito, da me ascoltato: «Alcuni affermano che i doni dello Spirito siano più di nove, ma noi, gloria al Signore, affermiamo che sono solamente nove, oh gloria a Dio, come riportato nella 1 Corinzi, alleluia, alleluia, alleluia...». Peccato per il predicatore, visto che la Scrittura c’indica altre liste di doni spirituali. {04-03-2013}
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Nicola Martella: Pietro Calenzo, Ecco altri esempi di
errata collocazione degli
intercalari nei sermoni e nelle notizie.
● «Fratelli, pratichiamo i frutti dello Spirito,
alleluia, poiché le opere della carne, gloria a Dio, lo disonorano».
● «Fratelli, dobbiamo comunicarvi la triste notizia, o
gloria a Dio, della morte del fratello Augusto, che ora sta alla presenza di Dio
e che, alleluia, ha lasciato la moglie e due figli, ma non sono credenti».
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Lucia Vitangeli Giannicola: Ricordo che, anni fa,
avendo invitato al culto un conoscente non-credente, mi chiese come mai ogni due parole in preghiera i fratelli dicessero «Signore». Inoltre, mi disse: «Credete forse che
Dio si distragga, mentre pregate e lo richiamate all’attenzione, o non ricordi più il suo nome?». Sorrisi, non sapendo cosa rispondere. {04-03-2013}
5. {Pietro Calenzo}
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Contributo: Domanda per Nicola, e per noi tutti: come se la cavano quei credenti che, dall’alto della loro scienza scritturale, scrivono non «Dio», ma «D_o»? {04-03-2013}
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Nicola Martella: È una giudaizzazione
superstiziosa, che anche i Gentili hanno acquisito, e che ritengo essere una
cattiva abitudine e snobismo. Io la contesto e l’avverso vivamente. La
comunicazione è fatta per farsi capire, non per gli «iniziati» a
un’onomastica divina incomprensibile.
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Pietro Calenzo: Ed è un difficile esercizio, anche dal punto di vista morfologico. Grazie, Nicola. ☺ {04-03-2013}
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12. {Autori vari}
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Alessio Rando: Coloro che pregano in modo teatrale, in realtà non stanno pregando, ma si vogliono solo
mettere in mostra nella chiesa locale! {02-03-2013}
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Salvatore Paone: Molto simpatica questa nota. Andrebbe in «motti di spirito». {02-03-2013}
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Franco D’Antoni: Io non capisco quelle persone, che
gridano con autorità; non si rendono conto che si stanno rivolgendo a Dio? Ma! {02-03-2013}
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Logorrea devozionale {Nicola Martella} (T)
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Logorr_devozion_OiG.htm
02-03-2013; Aggiornamento:
31-07-2015