«Nessuno
può giudicare le mie scelte o i miei pensieri, perché nessuno ha mai provato le
mie emozioni o i miei dolori». Tale frase fatta
viene ripetuta spesso in internet e rappresentata in differenti modi. Ora, ci
mancava anche la versione cartellone pubblicitario. È un luogo comune,
dietro cui alcuni preferiscono nascondersi, spesso per giustificarsi. Esso
alimenta l’amor proprio e il narcisismo, e fa sentire alcune persone speciali e
impenetrabili.
Ammesso
e premesso che,
in qualche maniera, ognuno di noi è speciale a modo suo, all’autore di tale
finto cartellone direi: «Certo che, con tali premesse, dopo di te il
mondo non sarà più lo stesso». Oppure, gli direi: «Tali parole dille al giudice,
che ti giudicherà per un reato commesso».
Il saggio re
Salomone, invece, scriveva: «Quello ch’è stato, è quel che sarà; quel che s’è
fatto, è quel che si farà; non v’è nulla di nuovo sotto il sole. V’è
qualcosa della quale si dica: “Guarda questo è nuovo?”. Quella cosa esisteva già
nei secoli, che ci hanno preceduto» (Ecclesiaste 1,9s).
Un lettore ha
obiettato: Dopo aver fatto un simile appunto a tale frase, mi è stato
risposto: «Si riferisce non certo al giudizio di Dio, che è e sarà assolutamente
giusto, ma quanto al giudizio frettoloso e interessato degli uomini». {L.M.;
19-12-2011}
Gli ho risposto
come segue: Capisco e, in parte, condivido. Tuttavia, così espresso, tale
finto cartello annuncia l’esistenza di un alieno e non di un essere
umano. L’umanità è composta di esseri viventi che, da mondo e mondo, hanno
esperienze esistenziali, pensieri, sentimenti, sofferenze e gioie abbastanza
simili.
Se una tale
frase l’avesse detta uno dei tanti dittatori, carnefici della storia e aguzzini
(pedofili, stupratori, ecc.), nessuno lo avrebbe potuto citare in giudizio, per
farli rendere conto del loro operato. Dinanzi alle giuste istanze, tutto e
tutti sono verificabili e giudicabili.
A chi ha
scritto per primo tale «frase fatta», oltretutto ben nota, direi: «Non
prenderti troppo sul serio e non renderti troppo importante». E inoltre
potrei dirgli: «Se ti metti addosso tale incerata, diventerai impermeabile non
solo ai giudizi frettolosi e gratuiti degli altri, ma anche ai buoni e saggi
consigli, che potrebbero fare di te una persona migliore».
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
▲ (I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
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1. {Nicola Martella}
▲
Per
l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare
la riflessione dei lettori, per aiutarlo formulare contributi confacenti al
tema). Qui di seguito allarghiamo il discorso ai diversi modi di
«giudicare», quelli leciti e quelli meno leciti.
■
A livello interpersonale e nelle questioni
private: «Non giudicate,
affinché non siate giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate,
sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non
scorgi la trave che è nell'occhio tuo? O, come potrai tu dire a tuo
fratello: "Lascia che io ti tolga dall'occhio la pagliuzza", mentre la trave è
nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora
ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello» (Mt
7,1-5). Qui Gesù non affermò che non bisogna aiutare gli altri a togliere
la «pagliuzza», ma che prima bisogna iniziare da se stessi e provare se
stessi, se non si è nelle stesse condizioni o peggio.
■
Riguardo ai segni dei tempi e alle
questioni morali: «Diceva poi ancora alle turbe: Quando vedete una
nuvola venire su da ponente, voi dite subito: “Viene la pioggia”; e così
succede. E quando sentite soffiare lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e avviene
così. Ipocriti, ben sapete discernere l'aspetto della terra e del cielo;
e come mai non sapete discernere questo tempo? E perché non giudicate
da voi stessi ciò, che è giusto?» (Lc 12,54-57).
■
Riguardo alle chiare questioni dottrinali:
«E [i membri del sinedrio] avendoli chiamati, ingiunsero loro di non
parlare né insegnare affatto nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni,
rispondendo, dissero loro: Giudicate voi se è giusto nel cospetto di Dio,
di ubbidire a voi anzi che a Dio. Poiché, quanto a noi, non possiamo non parlare
delle cose che abbiamo vedute e udite» (At 4,18ss).
■
Nelle questioni morali, che investono la
chiesa locale: «Quel che vi ho scritto è di
non mischiarvi con chi, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, un
avaro, un idolatra, un oltraggiatore, un ubriacone, un ladro; con quelli non
dovete neppure mangiare. Poiché, devo forse giudicare quelli di fuori?
Non giudicate voi quelli di dentro? Quelli di fuori li giudicherà Dio.
Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi» (1 Cor 5,11ss).
■
Una persona matura rimette al giudizio
altrui ciò, che afferma: «Io parlo come a persone intelligenti;
giudicate voi di quello che dico» (1 Cor 10,15).
2. {Luca Matranga}
▲
L’idea, secondo cui
comunque viviamo delle situazioni simili, è condivisibile, ma ci sono
delle differenze. Qui l’idea non è quella di far venire fuori una persona, che
ha vissuto delle esperienze particolari, quanto «bacchettare» chi si lascia
andare a dei facili giudizi o maldicenze, appunto il «portatore di
travi», che vuole sistemare le varie pagliuzze più o meno grandi. Io non mi
riferisco nemmeno al consiglio, che è cosa ben diversa dal giudizio
gratuito e dal pettegolezzo. Di consigli ne abbiamo tutti sempre bisogno, di
giudizi sommari no, anche perché, a ben vedere, l’unico giudice è Dio. Se
parliamo delle questioni di chiesa, è ovvio che l’assemblea dei fratelli ha e
deve avere un giudizio su chi ha ragione e chi no, però anche chi giudica veda
di farlo con amore e non come il fariseo, per la vita del fratello e non
per il suo definitivo allontanamento. {20-12-2011}
3. {Pietro Calenzo}
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«Nessuno può
giudicare»: tipica espressione sdolcinata antropocentrica, dalle sembianze
radical-chic. Ogni cristiano può giudicare, ma con rettitudine, secondo
verità, con spirito mite, il tutto condito dall’amore e dall’intento di
recuperare e far crescere il fratello nelle vie del Signore.
Personalmente posso testimoniare che io stesso una volta, in particolare, fui
ripreso o consigliato per un mio modo di pormi non prettamente idoneo, del
quale, in verità, non mi rendevo conto. Ancora oggi, ringrazio Dio, per quelle
benedette parole dei miei diletti anziani, che il Signore mi aveva donato.
Benedizioni in Cristo Gesù. {22-12-2011}
4. {Salvatore Paone}
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Il giudicare in se
è peccato, se rimane con il fine di disprezzo verso il prossimo (come
capita spesso nel mondo). Giudicare secondo le sacre Scritture è in qualche modo
come riprendere, esortare, salvare il fratello, affinché si ravveda dalla
cattiva strada intrapresa. Giudicare la persona per delle scelte sbagliate,
che sono in piena contraddizione con i principi di Dio, sono in dovere di
farglielo sapere, affinché l’individuo sappia che Dio disapprova la propria
azione.
Se così non
fosse come potrebbero convertirsi le persone?Il Vangelo stesso non è forse un
giudicare la condizione del peccatore? Gesù disse: «Chi crede in me non è più
sotto il giudizio di Dio, anzi passa dalla morte alla vita».
Detto questo, ben venga il giudicare a scopo di
salvare e aiutare il prossimo, affinché sappia dov’è la verità. Giudicare
il prossimo o il fratello, a scopo di vendicarsi o per sentirsi
superiore, ciò è peccato. {23-12-2011}
5. {}
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6. {}
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7. {}
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8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {Vari
e medi}
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12. {Vari
e brevi}
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► URL
:
http://diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Non_puo_giudicarmi_EnB.htm
19-12-2011; Aggiornamento: 24-12-2011 |