1. ENTRIAMO IN TEMA: Nei social
network va di moda la cattiva abitudine di nascondersi dietro a una comoda e
falsa «etichetta». A ciò si aggiunga la «moda» di scegliersi nickname religiosi
e in particolare quelli in cui ricorre il nome «Yeshua», «Jehovah» e simili, a
cui si aggiunge altro. Ad esempio:
■ Yeshua: Beth Yeshua Messianic,
Joseph Ben Yeshuah, Yeshua Amigo Fiel, Banda Yeshua Yeshua, Ministerio de Yeshua,
Escuela Profética Yeshua (vari), Bontu Yeshu'a, + El Shaddai, + Gesù E Amore, +
Re Dei Re, + Namecristos, + Ben-Judah, + Hamashia, + Esposito Napoli, + Michele
Savanelli + Valentino Cerri...
■ Jehovah: Danza Jehovah Shammah,
Jehovah Nissi Prophetic Dance, Jehövah Yiçkas fidanzata ufficialmente con
Jehövah Yuðas, Jehovah Shop, Jehovah Jireh (vari), Jeh Jir, Jehovahjireh +
altro, Francisca Jehovah, Blessing Jehovah, Iah Jehovah, Jehovah Magpantay,
Subhashini Jehovah, Jehovah Narm, Jehovah Guidesme, Cherubimseraphim
Jehovahadonai...
Come si vede alla
fantasia non c’è limite, Questi sono solo alcuni esempi. Ce ne sono tanti altri
col nome «Gesù + altro». Sembra che nessuno se ne faccia scrupolo. E a
nessuno viene il dubbio di nominare (e far nominare) il nome di Dio
invano.
2. LE QUESTIONI: Qui di seguito
porterò un esempio particolare, accadutomi in questi giorni. Riporterò solo i
nickname, evitando di dire chi si cela dietro di loro; a noi interessa
qui solo il fenomeno.
Mi ha scritto
«Jehovah Jireh», chiedendomi l’amicizia e l’iscrizione ai miei gruppi.
L’equivoco, che ho visto sulla sua bacheca comincia già con fatto che «Jehovah
Jireh» afferma di essere sposato con «Jehovah Tsidkenu»; se uno ci
riflette sopra dal punto di vista teologico, risulta evidente già qui il
nonsenso. Poi, posso immaginarmi, che la gente gli risponderà all’incirca così:
«Caro “Jehovah”, il tuo pensiero mi trova d’accordo»; oppure anche: «Tu, “Jehovah”,
dici una cosa assurda... » e cose simili. Non so se a tali persone con «etichette»
non viene in mente che stanno usando (e facendo usare) il nome di Dio invano.
Non mi sarei
mai aspettato un pasticcio plurimo del genere. A tale credente gliel’ho scritto
pure in una e-mail comune, che egli ha inviato a tanti, comunicando la sua
scelta, e l’avrei scritto anche alla consorte, ma sul loro account hanno
disabilitato la possibilità di inviare loro delle e-mail, se non si è «amici».
In tale
e-mail collettiva «Jeh
Jir» scriveva quanto segue: «Cari tutti, vi annuncio che
chiuderò il mio account e ne aprirò uno nuovo. Riceverete una richiesta di
amicizia a nome “Jehovah Jireh”. Se vi fa piacere avermi fra le mie amicizie,
accettatela pure! Un saluto a tutti e buona giornata!». Su tale e-mail collettiva ci sono state diverse reazioni, specialmente di
perplessità e di preoccupazione. Qualcuno scrisse: «Fratello *** che cosa è
successo con te e *** [moglie] ? Che ora ci ritroviamo con la posta piena di
messaggi senza capire nulla... perché avete cambiato nome improvvisamente?».
Ecco la mia risposta: «***, peccato che chiudi un account a tuo nome per
aprirne uno con nome fittizio. Peccato anche perché io non accetto l'amicizia da
parte di chi usa nomi fittizi (Fil 2,15)».
Quando avevo
oramai terminato questo scritto, mi ha raggiunto su tale e-mail collettiva la
seguente risposta, che per dovere riporto: «Fratello caro, rispetto
serenamente la tua scelta ma sappi, per amore di verità e per trasparenza, che
non è mia intenzione nascondere la mia identità alle persone, che avrò fra le
mie amicizie, bensì solo a qualcuno, indesiderato, che potrebbe cercarmi e
disturbarmi anche qui su Facebook. Non intendo dunque trarre alcun “vantaggio”
da questa cosa, se non quello che ti ho qui esposto. Chi sarà fra i miei amici
non sarà nessuno di diverso da chi lo è tutt’ora e sa bene come mi chiamo (la
maggior parte di loro sa chi sono non solo per avermi visto in foto). Se inoltre
chiederò amicizie ad altri, va da sé che prima mi presenterò con il mio vero
nome. Avrei avuto piacere ad averti fra i miei amici (e difatti ho inviato
questo messaggio anche a te), pur non conoscendoti di persona, perché leggo con
piacere i tuoi scritti e mi piace la serietà, il rigore e la pazienza con cui
affronti i più svariati temi biblici e le questioni che ti vengono poste, ma non
intendo “forzare” la tua mano in alcun modo di fronte a una tua così chiara
presa di posizione. Pace!». Chiaramente sono grato di questa risposta, rispetto
tale scelta, ma non la condivido. Io non amo le «etichette» (quanto meno
se religiose), ma persone reali e riconoscibili.
3. IL MIO DISSENSO: Perché
dissento dal loro modo di fare? Eccone i motivi. Per prima cosa Facebook
proibisce account con nomi di fantasia, ma prevede solo quelli con nome e
cognome veri. Sulla problematica si vedano i seguenti scritti:
►
Falsi account su Facebook
{Nicola Martella} (A)
►
Falsi account su Facebook? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
►
Non accetto come amici persone non identificabili
{Nicola Martella} (A)
Seconda cosa, «Jehovah
Jireh» e «Jehovah Tsidkenu» non sono mai esistiti! «Ma come?», mi si
dirà, «Esistono nel testo e nelle note di alcune Bibbie e in Internet in alcuni
articoli». Eppure non sono mai esistiti nella realtà per questi motivi. «Jehovah»
è un pasticcio medioevale (dal 12° sec. d.C. in poi), derivato dall’ignoranza
umana. Dopo un millennio che gli Ebrei leggevano cosiddetto tetragramma (JHWH)
come ’adônāj
«Signore», i Masoreti avevano apposto ad esso appunto le vocali di ’adônāj,
sia per renderlo illeggibile, sia per ricordare la lettura come «Signore». Ci
voleva proprio chi si cela ora dietro all'etichetta «Jehovah Jireh» a riscaldare
tale pasticcio e a farlo proprio per la gioia dei seguaci della Torre di
guardia?
In Genesi
22,14 la Luzzi e la Nuova Diodati riportano nel testo «Jehovah
Jireh», la Nuova Riveduta corregge il tiro della Riveduta in
«Iavè-Irè», la Elberfelder riporta «Jahwè
provvederà», la Diodati e la CEI traducono del tutto con
«Il Signore provvede», come già fece Lutero: «Il
Signore vede».
In Geremia
23,6 (e 33,16) tutte le traduzioni preferiscono riportare direttamente il
significato nel testo: «l’Eterno nostra giustizia»
(R, ND), «[Il]
Signore-nostra-giustizia»
(NR, CEI, Lut, D) e «Jahwè, nostra giustizia» (Elb).
Che cosa c’è
allora nel testo ebraico? C’è rispettivamente «JHWH [= Jahwè] Jire’ëh»
(’adônāj
provvede; Gn 22,14) e «JHWH [= Jahwè]
Ṣidekenû»
(’adônāj
nostra giustizia; Gr 23,6; 33,16).
Per
l’approfondimento, si vedano i seguenti scritti su «Fede controcorrente»:
►
Esiste il nome Geova nei manoscritti greci del NT? {Nicola Martella} (T)
►
Geova, Geovizzanti e affini
{Nicola Martella} (A)
►
Geova, Geovizzanti e affini? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
4. ASPETTI CONCLUSIVI: Le
domande, che rimangono sono le seguenti: Perché nascondersi dietro a
«etichette», invece di essere «schietti» (Fil 2,15)? Coloro che hanno adottato
tali «etichette», che hanno da nascondere? Vale la pena di rischiare di creare
molti degli equivoci, sopra menzionati, ad esempio l’uso invano del nome divino
e addirittura che altri imprechino contro Dio, per dissentire con loro? Perché
scegliere delle etichette in simil-ebraico? E perché associarsi così a delle
mistificazioni storiche, usando l’improbabile «Jehovah»? Perché mettersi a
seguire la moda di giudaizzare e di geovizzare?
Per
l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare
la riflessione dei lettori, per aiutarlo formulare contributi confacenti al
tema):
■ «Queste
sono le cose che dovete fare: dite la verità ciascuno al suo prossimo;
fate giustizia, alle vostre porte, secondo verità e per la pace; nessuno
macchini in cuor suo alcun male contro il suo prossimo, e non amate il falso
giuramento; perché tutte queste cose io le odio, dice l’Eterno»
(Zc 8,16s).
■ «Siate
irreprensibili e schietti, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una
generazione storta e perversa, nella quale voi risplendete come luminari nel
mondo, tenendo alta la Parola della vita»
(Fil 2,15).
■ «Già
eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Conducetevi come figli di
luce (poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà e
giustizia e verità), esaminando che cosa sia grato al Signore. E non
partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; anzi, piuttosto riprendetele»
(Ef 5,8-11).
►
URL: http://diakrisis.altervista.org/_Etic/A1-Mentite_spoglie_teol_GeR.htm
12-02-2012; Aggiornamento: 13-02-2012 |