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IL POTERE DELLA FEDE?

 

 a cura di Nicola Martella

 

Fede: un potere?Alcuni sono abituati a parlare del «potere della fede», come se la fede in sé possa veramente essere una grandezza di potenza misurabile. Della fede quale potenza o potere si legge di frequente nella letteratura occulto-esoterica (New Age, gnosticismo, spiritismo, ecc.). Tale pensiero ha «colorato» da tempo anche le concezioni di alcuni raggruppamenti carismaticisti, ad esempio il cosiddetto «evangelo di potenza» o il «movimento della fede». Anche altri raggruppamenti parlano, senza rifletterci sopra del «potere della fede». C’è chi parla, in modo scontato, di «potere della fede e delle preghiere», della «potenza della fede» e di cose simili, come se fossero entità a sé, che basta usare perché funzionino.

     In Internet ci sono gruppi che si chiamano «Il potere della fede» o simili. Di per sé gruppi del genere bisognerebbe rinominarli in «La potenza dell’Evangelo», poiché «l’Evangelo» (Rm 1,16) e la «croce» sono chiamati la «potenza di Dio» (1 Cor 1,18). Oppure bisognerebbe rinominarli in «Cristo, potenza di Dio» (1 Cor 1,24).

     Nella Bibbia non si parla mai della fede come una potenza a sé o come un potere, che agisca di per sé. La fede si basa essa stessa sulla grazia e sulla potenza di Dio (1 Cor 2,5), è «la fiducia nella potenza di Dio, che ha risuscitato lui [Cristo] dai morti» (Col 2,12). La fede è la risposta alla potenza di Dio in vista del compimento delle sue promesse (1 Pt 1,5).

     Quindi, nel NT non si parla mai di «potere della fede», altrimenti si tratterebbe di magia come nell’occultismo e nell’esoterismo. Nella Bibbia la fede è semplicemente la risposta fiduciosa alle promesse di Dio.

     Per tali motivi, ho affermato, perciò, che bisognerebbe cambiare il nome a gruppi del genere. Staremo a vedere, se i gestori di tali gruppi accetteranno tale proposta, per riportare la fede a quella, che biblicamente è; oppure se l’ideologia fideistica del cosiddetto «evangelo di potenza» o della «fede di potenza» prevarrà.

     In ogni modo, di la da ciò che faranno i gestori di tali gruppi, è importante che noi sappiamo distanziarci dai surrogati della fede biblica, ad esempio da concezioni, che vedono nella fede un potere in sé, tipiche delle arti occulte e delle religioni orientali. Importante è anche ricondurre la fede a ciò che dev’essere: la fiducia nelle promesse di Dio!

 

Ecco una nota al margine: Gli interventi di Federico Martin Kadi hanno fatto deviare alquanto il discorso dal tema originario, sebbene il confronto con lui è stato utile. In effetti, si tratta di un altro tema, che si potrebbe intitolare: «Quali sono i frutti della fede?».

 

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I contributi sul tema

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I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Sefora Papagna

2. Federico Martin Kadi

3. Federico Martin Kadi

4. Sefora Papagna

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Sefora Papagna}

 

Contributo: Ho sentito ultimamente questa espressione: «Esercitate la fede». È biblica, e se sì, in cosa consisterebbe? Saluti. {19-08-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Nella Bibbia la «fede» non è mai un discorso a sé stante; ad esempio, non si può semplicemente dire: «Che uomo di fede!». La fede ha sempre un oggetto, che è o legittimo, o illegittimo, ossia o è il Dio vivente, o è un anti-Dio (se stessi, la religione, un idolo, un patrono, uno spirito, un angelo, un’entità qualsiasi, una ideologia). Un idolatra, non è un «uomo di fede», ma un «uomo religioso». Un «uomo di fede» è chi è entrato nel patto di Cristo, ha una devozione personale col proprio Signore secondo la Scrittura, vive in ubbidienza a Dio e attende fiducioso la realizzazione delle promesse di Dio (cfr. Eb 11).

     Neppure le opere in se stesse, i segni e prodigi, che si possono fare (Mt 7,22s), o quante anime si è portato a conversione, possono essere un oggetto di fede. La fede è la fiducia nelle possibilità di Dio, non nelle proprie prestazioni (Tt 3,5). La fede quale fiducia nelle possibilità di Dio non rimane mai inoperosa o sterile, come è nella natura dell’innesto di portare buoni frutti. Non bisogna però confondere le cause con gli effetti, e viceversa.

 

 

2. {Federico Martin Kadi}

 

Contributo: La fede opera per mezzo del amore (Gal 5,6) e senza opere è morta. «Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: “Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”» (Gcm 2,17s). Per questo motivo prima di parlare della fede, uno deve avere delle opere, del tipo: quante anime hai portato al Signore in questa settimana? Se la risposta è nessuna, la domande è: quante anime hai portato al Signore in questo mese? Se la risposta è nessuna, la domanda è: quante anime hai portato al Signore in questo anno? Se la risposta è nessuna, lascia stare il discorso della fede, ravvediti e torna al primo amore. {19-08-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Valga qui quanto ho già detto sopra alla fine della risposta a Sefora Papagna. Giustamente la fede è espressione dell’amore e produce opere. Tuttavia, quando leggo che «prima di parlare della fede, uno deve avere delle opere» e queste sono limitate solo al portare anime al Signore, comincio seriamente a preoccuparmi. Federico Martin Kadi dà l’impressione d’essere un «superman della conversione» e che ha un concetto della «fede evangelistica da ragioniere»; ciò mi preoccupa, visto che è il Signore che rigenera quanti Egli ha messo sulla via della salvezza e li aggiunge all’assemblea locale (At 2,47; 2 Cor 2,15).

     Sono pure preoccupato che a chi non ha una tale fede da «ragioniere delle anime», egli ingiunga: «…lascia stare il discorso della fede, ravvediti e torna al primo amore». Egli riduce tutte le opere della fede all’evangelizzazione e a un iperattivismo evangelistico quasi compulsivo, ma questo — pur essendo l’evangelizzazione importante — è una visione distorta sia dei molteplici ministeri ecclesiali, sia della variegata grazia, che si mostra in carismi diversi e, quindi, opere differenti.

     Per fare qualche esempio delle opere di fede, che nulla c’entrano con l’evangelizzazione, Paolo parlò di «quest’opera d’amore» riferendosi alla sovvenzione dei fratelli impoveriti della Giudea (2 Cor 8,7). Anche nel verso citato di Galati 5,6 a proposito della «fede operante per mezzo dell’amore», non parlò di evangelizzazione, ma pose il contrasto con la giudaizzazione, ricordò l’ubbidienza alla verità (v. 7), la libertà responsabile e specialmente il fatto che «per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri» (v. 13); il verso 13 spiega proprio che cosa l’apostolo intendesse nel verso 6. In corrispondenza a ciò, anche in 1 Tessalonicesi 1,3 «l’opera della vostra fede» non è connessa direttamente con l’evangelizzazione, ma con le «fatiche del vostro amore» e con la «costanza della vostra speranza» in Cristo, quindi con un orizzonte molto più ampio. A ciò si aggiunga che Paolo ribadì che è «il Dio nostro» a compiere «l’opera della vostra fede, affinché il nome del nostro Signor Gesù sia glorificato in voi» (2 Ts 1,11s). Qui si tratta di santificazione e crescita, non di evangelizzazione. Anche nella lettera di Gesù al conduttore della chiesa di Tiatiri, concetti quali opere, amore e fede non sono limitati solo all’evangelizzazione: «Io conosco le tue opere e il tuo amore e la tua fede e il tuo ministero e la tua costanza, e che le tue opere ultime sono più abbondanti delle prime» (Ap 2,19).

 

 

3. {Federico Martin Kadi}

 

Contributo: «Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono» (Eb 11,1). La certezza nasce dalla parola, che si ascolta. «Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo» (Rom 10,17). Per ricevere fede ed essere salvato, qualcuno deve predicare: «Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunzi?» (Rom 10,14). Dopo 3 anni di ministero, Gesù, prima di salire in cielo, ha detto: «Ma riceverete potenza, quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra» (At 1,8). E dopo che per fede e in ubbidienza alla sua Parola, essi sono andati a predicare: «E quelli se ne andarono a predicare dappertutto e il Signore operava con loro confermando la Parola con i segni che l’accompagnavano» (Mar 16,20). Se non ci sono conferme né frutto (= salvezza di anime), sono solo parole; e parlare possono in molti, ma dimostrare in pochi. {19-08-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Come già detto, quello che Federico Martin Kadi fa, è un tipico discorso di evangelista, il cui unico scopo e frutto, che vede, è portare anime alla salvezza. Ora, sebbene l’evangelizzazione sia importante, abbiamo visto il NT parla di tanti altri frutti. Nessuno di loro è da trascurare per la crescita qualitativa e quantitativa dei credenti e delle chiese. Oltre a quanto già detto, ecco alcune osservazioni ulteriori.

     ■ Cause ed effetti: Il mio interlocutore non sta parlando della fede in sé, ma degli effetti necessari della fede. Quando s’innesta un ramoscello di ulivo buono sul tronco di un olivastro, esso porta immancabilmente buon frutto. Il frutto è però l’effetto dell’innesto. La fede è la fiducia, che Dio dice la verità, che manterrà la sua parola. Quando la vita di Cristo è innestata nel credente, essa porta frutto, ma quest’ultimo è solo la conseguenza necessaria della rigenerazione.

 

     ■ Frutti variegati: Un proverbio recita: «Chi ha un martello in mano, vede tutto come chiodi». Chi possiede un carisma particolare, pensa che quello sia in assoluto il più necessario. Il tipo di frutti dipende dal genere di carismi ricevuti e dal tipo di «funzione ministeriale», che il Signore ci ha affidato. Come è importante evangelizzare e portare anime a Cristo, è importante edificarle e istruirle, affinché non diventino preda dei lupi rapaci.

 

     ■ L’orchestra crea l’armonia: Non bisogna sopravvalutare il proprio strumento, ma bisogna armonizzarlo con gli altri. «E lui ha dato gli uni come missionari [fondatori = apostoli]; e altri, come proclamatori [= profeti]; e altri, come araldi [= evangelisti]; e altri, come curatori d’anime [= pastori] e insegnanti [= dottori], per l’equipaggiamento dei santi riguardo all’opera del servizio, per la costruzione del corpo di Cristo, finché tutti arriviamo all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, alla piena virilità, alla misura d’età della pienezza di Cristo...» (Ef 4,11-14). O bisogna ritenere che fare gli evangelisti sia l’unico frutto valido nell’opera di Dio?

 

 

4. {Sefora Papagna}

 

Contributo: Nicola, in Giovanni Gesù dice spesso: chiedete al Padre nel nome mio e io ve lo darò; non chiedermi i versi, però diverse volte lo dice. Ora quello che mi domandavo è, avendo fiducia nella parola di Gesù, potremmo esercitare la nostra fede, applicando anche alla lettera queste frasi? Ad esempio, io avendo fede che Gesù mi ha detto la verità, ho voluto prenderle alla lettera e ho chiesto al Padre alcune cose, che mi stavano a cuore, nel nome di Gesù, perché voglio credere che la mia fede è potente e soprattutto che Dio può tutto. Ovviamente il tutto è inserito anche in un cammino di vita, che vuole fare la sua volontà. Grazie. {20-08-2011}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): Gesù ha detto chiaramente la verità, ma non si è rivolto per forza a te o a me, dicendo alcune parole. Quando si prendono dei versi dalla Bibbia, bisogna tener presente alcune cose.

     ■ 1. A chi sono indirizzate tali parole veramente? Bisogna osservare, se ciò vale in una determinata circostanza per specifiche persone soltanto (p.es. 12 apostoli) o se è una promessa generale per tutti.

     ■ 2. A che cosa si riferisce veramente? Ad esempio, è scritto: «Chieda a Dio, che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare, e gli sarà donata; ma chieda con fede». Questo brano non si riferisce a qualsiasi cosa, ma solo al chiedere sapienza a Dio (Gcm 1,4ss).

     ■ 3. A quali eventuali premesse sono legate tali parole? Ad esempio, è scritto: «…senza star per nulla in dubbio» (Gcm 1,6) e senza essere un «uomo d’animo doppio, instabile in tutte le sue vie» (v. 7).

     ■ 4. Gli obiettivi sono conformi alla volontà di Dio? Ad esempio, è scritto: «Domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri» (Gcm 4,3).

 

Uno dei vizi di alcuni cristiani è quello di prendere parole specifiche, dette da Gesù ai suoi dodici discepoli in situazioni particolari, e di applicarle a sé stessi o agli altri a prescindere. Ciò porterà, in genere, a molte frustrazioni e delusioni.

     ■ Spesso tali promesse circostanziate sono tolte dal contesto specifico e sono riempite con altri significati, che fanno comodo. Ad esempio, per alimentare una fede quasi sacramentale o magica, è facile citare Luca 17,6: «Se aveste fede quant’è un granello di senape, potreste dire a questo moro: “Sradicati e trapiantati nel mare”, e vi ubbidirebbe». Subito alcuni proiettano qui una fede come una specie di potere trascendentale, che si possiede e che si può usare come una sorta di «bacchetta magica». Si dimentica, però, il contesto, in cui Gesù parlò; si trattata, in realtà, di riprensione fraterna e di perdono del prossimo pentito anche sette volte al giorno! (vv. 2a). Allora «gli apostoli dissero al Signore: “Aumentaci la fede”» (v. 5); quindi Gesù rispose con tale sentenza.

     ■ La fede non è in sé potente, ma solo Dio lo è. Tuttavia non è detto che Egli voglia fare ciò, che gli chiedo io. Il Signore rispose a Paolo: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza» (2 Cor 12,9).

     ■ La fede non è una bacchetta magica, ma è la fiducia che Dio sta facendo la cosa giusta, anche quando tace, mi dice di aver pazienza o mi dice di no. La fede biblica sa dire: «Padre, se tu vuoi, allontana da me questo calice! Però, non la mia volontà, ma la tua sia fatta» (Lc 22,42; cfr. Mt 6,10).

 

Replica (Sefora Papagna): Grazie, certo concordo. È ovvio che il tuo è un discorso generale, ma capisco quello che vuoi dire. Io, dal canto mio, continuerei a chiedere, perché Lui è potente da operare dei miracoli. Mettendo in conto che le sue risposte potrebbero anche essere diverse dai miei desideri, potrebbero essere contrarie ai miei desideri. Sapendo però, che qualsiasi cosa succeda, sia la sua volontà. {20-08-2011}

 

Risposta 2 (Nicola Martella): Dio risponde alla nostra preghiera, secondo i casi, ad esempio, così: «sì», «no», «aspetta», «mettiti all’opera e poi vedrai…». A ciò si aggiunga che il Signore o ci libera dal problema, o ci libera nel problema; o ci guarisce dalla malattia, o ci guarisce nella malattia. E così via.

 

 

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► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Fede_potere_EdF.htm

20-08-2011; Aggiornamento:

 

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