1. Entriamo in
tema
L’immagine e
l’aforisma su di essa parlano già da soli. Alcune volte, le
punture sono
inevitabili e necessarie, per prevenire un male imminente, per impedire un male
maggiore o per debellare un male già esistente. I pastori si servono del «pungolo»,
un bastone appuntito,
per indurre l’animale a eseguire gli ordini. Similmente è anche la
disciplina
del Signore per i credenti. Ricordo qui un detto, che ho fatto mio da tempo e che ricordo spesso ai credenti della nostra comunità: «Chi non vuol sentire con le orecchie, dovrà
sentire nella carne».
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2. Domande di
lavoro
■ Come
reagisci, quando sei compunto dal Signore, dalla Parola, da una predicazione, da
un fratello o da una circostanza?
■ La
tristezza sperimentata, dopo essere stato compunto, ti porta alla collera o al ravvedimento?
■ Come
gestisci le tue «spine nella carne», che il Signore o la vita ti mette?
3. Per
l’approfondimento biblico
«Ora, essi, udite queste cose, furono
compunti nel cuore, e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Fratelli,
che dobbiamo fare?”. E Pietro a loro: “Ravvedetevi e ciascuno di voi sia
battezzato nel nome di Gesù Cristo, in vista del perdono dei vostri peccati, e
voi riceverete il dono dello Spirito Santo» (At 2,37).
■ «Adiratevi
e non peccate! Meditate nel vostro cuore sul vostro letto e fate silenzio»
(Sal 4,4 [5]).
■ «Anche se vi ho rattristati
con la mia lettera, non me ne rincresce; e se pure ne ho provato rincrescimento
(poiché vedo che quella lettera, quantunque per breve tempo, vi ha rattristati),
ora mi rallegro, non perché siete stati rattristati, ma perché questa tristezza
vi ha portati al ravvedimento; poiché siete stati rattristati secondo
Dio, in modo che non aveste a ricevere alcun danno da noi. Perché la
tristezza secondo Dio produce un ravvedimento, che porta alla salvezza,
del quale non c'è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte»
(2 Cor 7,8ss).
■ «E perché
io non avessi a insuperbire..., mi è stata messa una spina nella carne...ed egli [= il Signore] mi ha detto: “La mia grazia
ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza”»
(2 Cor 12,7.9).
■ «Le
parole dei saggi sono come pungoli, e le collezioni delle sentenze sono
come chiodi ben piantati; esse sono date da un solo pastore»
(Ec 12,13 [11]; cfr. At 26,14 «Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo»).
■ «Ora,
ogni disciplina, al presente, non sembra essere causa di allegrezza, ma
di tristezza; però rende poi un pacifico frutto di giustizia
a quelli, che sono addestrati per mezzo di essa» (Eb 12,11).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
▲ (I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
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1. {Pietro Calenzo}
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Se siamo figliuoli
di Dio, le correzioni del nostro Papà celeste non ci devono spaventare.
Esse possono procurarci apparentemente dolore e perplessità, possono generare
mille domande, ma sono per la nostra crescita. Il sommo e divino Pastore
conosce bene le sue pecorelle e le chiama per nome (Gv 10,3), una per una. Che
cosa c’insegna ciò? Una comunione, un fraterno afflato tra gregge e il sommo
Vescovo [greco epískopos
«sorvegliante», N.d.R.] delle anime
nostre. Cosa può ancora indicare, il chiamar per nome? A mio parere c’insegna
anche che, quale che sia la nostra correzione (o pungolo), il Signore Gesù
conosce intimamente le nostre capacità, per subire e assorbire un pungolo,
che non ci abbatta all’estremo. Il Signore conosce insomma anche come la terapia
va somministrata, come nessuno meglio di Lui, il Pastore eterno. Non sempre
comprendiamo tutto e subito, ma con l’andar del tempo constatiamo sempre, e
dico sempre, che il sommo Pastore ci ha amati e ci ama fino in fondo, anche
correggendoci. Il Signore ci aiuta anche in tali cimenti, donandoci anche
nelle prove più dure, la sua luce, la sua sapienza, la sua speranza, la sua
costanza, la sua perseveranza, per sopportare queste intense, fosche nubi, nel
nostro pellegrinaggio cristiano. A volte, tali «massi» sono pesantissimi,
ci rattristano tanto e, a volte, ci lacerano anche in modo virulento, viscerale,
quasi schiacciandoci. Non sempre è facile; no, non è facile: Alcune prove ci
straziano il cuore, ma con l’aiuto di Dio, sempre e in ogni caso, si è in
cammino verso la patria celeste, e stringendo forte la sua mano benedetta,
Egli ci rialza, o ci prende tra le braccia come una pecorella, ferita,
smarrita e ci cura ogni tipo di ferita con il suo balsamo celeste, per tornare a
cantare nuovi «inni alla vita», alla «vera vita». Non diciamo che sia sempre
facile, sarebbe non veritiero (a mio avviso), ma con il suo aiuto anche
Giobbe riuscì vittorioso, e noi non siamo meno amati di questo antico, caro,
servo di Dio. A Dio la gloria eterna. Amen. Benedizioni in Gesù, il Cristo
vivente, carissimo Nicola. {20-07-2014}
2. {Franco Cicala}
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predica, chiedo al
Signore di aiutarmi a non dimenticare tale insegnamento, perché il mio desiderio
è di piacere al Signore. Ad alcuni fratelli predicatori ho chiesto di farmi
delle copie, perché me le conservi per non dimenticare.
Le spine
nella carne non sono piacevoli, ma nel tempo hanno il loro appoggio alla
vita cristiana. Ancora la mia esperienza ultima, agli inizi del mese di giugno,
subendo l’impianto di due bypass a cuore aperto, dopo due settimane di
convalescenza a casa, ero già per la grazia di Dio in assemblea e anche sul
pulpito. Mi sono sempre chiesto: l’unica cosa che mi costa è solo scendere le
scale, mettermi in macchina e sedermi in assemblea: tra seduto a casa o
in assemblea, preferisco in assemblea. {21-07-2014}
3. {}
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12. {Autori vari}
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Maurizio Marino: Mi ricordo che mio
padre mi diceva sempre: «Cose amare, tienile care». {20-07-2014}
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Mario Di Franco: La disciplina
non piace alla carne, questo è un dato certo. Ma il discepolo deve fare sua la
citazione di Paolo in Galati 2,20 «Io sono stato crocifisso con Cristo
e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora
vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha
dato se stesso per me». Shalom! {20-07-2014}
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Emanuele Pitalis: In Proverbi 9,8 è
scritto: «Non riprendere il beffardo, per evitare che ti odi, ma riprendi il
saggio ed egli ti amerà». Quindi, la domanda da porci è: Sono stolto o sono
saggio? {20-07-2014}
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Compunti_S23.htm
20-07-2014; Aggiornamento: 21-07-2014 |