1. Di che parliamo?
Il
cristiano, che è stato ingiusto, cattivo e violento col suo prossimo, non
può pretendere semplicemente di voltar pagina. Può arrogarsi la libertà
di un cambiamento, ma non per questo arriverà la benedizione. Deve prima pentirsi
del male fatto, ravvedersi e riparare il torto fatto. Anche a questo punto, Dio
darà il perdono, ma Egli non cambierà pagina verso tale persona, se non
prima di aver dato la sua giusta sanzione, corrispondente alla gravità
del danno arrecato all’altra persona, all’onore e all’opera del Signore.
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2. Alcuni approfondimenti
Ecco alcuni brani, su cui meditare.
■ «Lavatevi,
purificatevi, togliete davanti agli occhi miei la malvagità delle vostre azioni;
cessate dal fare il male; imparate a fare il bene; cercate la
giustizia, rialzate l’oppresso, fate ragione all’orfano, difendete la causa
della vedova! E poi venite, e discutiamo assieme, dice l’Eterno;
quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi
come la neve; quand’anche fossero rossi come la porpora, diventeranno come la
lana. Se siete disposti ad ubbidire, mangerete i prodotti migliori del
paese; ma se rifiutate e siete ribelli, sarete divorati dalla spada;
poiché la bocca dell’Eterno ha parlato» (Is 1,16-20).
■ «Fosti per loro un Dio
perdonatore, benché tu punissi le loro male azioni»
(Sal 99,8).
■ «Ma Dio
dice all’empio: Perché vai elencando le mie leggi e hai sempre sulle labbra il
mio patto, tu che detesti la disciplina e ti getti dietro alle spalle le
mie parole? Se vedi un ladro, ti diletti della sua compagnia, e ti fai compagno
degli adulteri. Abbandoni la tua bocca al male, e la tua lingua trama inganni.
Ti siedi e parli contro tuo fratello, diffami il figlio di tua madre. Hai
fatto queste cose, io ho taciuto, e tu hai pensato che io fossi come te; ma io
ti riprenderò, e ti metterò tutto davanti agli occhi. Capite questo, voi
che dimenticate Dio, perché io non vi laceri e nessuno vi liberi»
(Sal 50,16-22).
■ «Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele
che il tempo della sua schiavitù è compiuto; che il debito della
sua iniquità è pagato, che essa ha ricevuto dalla mano dell’Eterno il doppio
per tutti i suoi peccati» (Is 40,2).
3. Aspetti conclusivi
Perciò, chi pensa di poter semplicemente voltar pagina, dopo aver
commesso un’ingiustizia, dovrebbe sincerarsi che Dio vorrà voltar pagina nei
suoi confronti. Il credente, che vuole voltar semplicemente pagina, senza
compiere la giustizia, che Dio reclama, sappi che sperimenterà le seguenti
conseguenze: le sue preghiere non verranno ascoltate, le sue buone opere
non saranno tenute in conto, la benedizione fuggirà da lui e nulla lo farà più
prosperare. Solo quando verranno adempiute le condizioni poste da Dio, Egli
vorrà voltare pagina verso il credente penitente. Su di lui si potrà allora
cantare quanto segue: «Beato
colui la cui trasgressione è rimessa e il cui peccato è coperto! Beato l’uomo a
cui l’Eterno non imputa l’iniquità e nel cui spirito non è frode alcuna!»
(Sal 31,1s).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
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1. {Rita Fabi}
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«Poi il Signore disse a Mosè e a
Aaronne: “Siccome non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio
santo nome agli occhi dei figli d’Israele, voi non condurrete
quest’assemblea nel paese che io le do”» (Nu 20,12). Dio perdona, ma non
dimentica che la sua giustizia viene prima del resto; per cui pensare di
chiedere perdono e basta, per non subire conseguenze di ciò, che facciamo, è
un’illusione. Pensiamo a Davide e a quanto chiese perdono a Dio,
umiliandosi e lacerandosi le vesti, per quello che aveva fatto con Betsabea.
Così facendo, pensava anche che potesse salvare il figlio, che doveva
nascere; eppure sebbene perdonato, subì tutte le conseguenze dei suoi
errori, e così è per ognuno. {14-05-2015}
2. {Giovanni Saeli}
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Condivido perfettamente, fratello
Nicola. Nel salmo 51 il re Davide mette enfasi proprio su questa
condizione, chiede di essere purificato, di riudire i canti di gioia e che gli
venga cancellata la colpa. Il sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto.
Che la luce della Parola possa farci scorgere le tenebre, che offuscano
la nostra vista. A Dio sia tutta la gloria! {14-05-2015}
3. {Michela De Rose}
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Purtroppo non sempre il credente, che
reca danni all’altro, è in grado poi di riconoscerlo. Per questo cerca
piuttosto di voltar pagina, dando la colpa a tutto e tutti, fuorché a se
stesso. Le visioni distorte, che ha della giustizia divina, ha due pesi e due
misure: molto generosa per quanto riguarda se stesso e severo quando sono
gli altri a fare qualcosa, che loro non condividono. Nel loro voltar pagina, di
solito non sono mai soli, ma cercano di trascinare anime deboli nelle
loro decisioni. Che tristezza tutto questo. {14-05-2015}
4. {Guerino De Masi}
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■
Contributo: C’è però un rischio. E cioè quando le condizioni
per un «voltar pagina» sono arbitrariamente elencate e poste come condizione a
un riappacificare, dopo un’esegesi condizionata dai propri risentimenti e non
rigorosamente biblica.
Cerco ora d’illustrare ciò, di cui
parlo. La Parola è intesa come specchio (Giacomo). Dal come ci poniamo
davanti allo specchio, vediamo ciò che vogliamo. Addirittura possiamo guardare
gli altri e non la nostra faccia (p. es. nel retrovisore).
Faccio
un’ultima breve riflessione. La «grazia» è sempre un dono non meritato.
Non perdiamo di vista questo baluardo, pur non distogliendoci dalle nostre
responsabilità e dall’impegno nel prendere sul serio gli ammonimenti del
Signore. {14-05-2015}
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Nicola Martella: Guerino De Masi
afferma: «La «grazia» è sempre un dono non meritato». È vero. Tuttavia,
il «favore divino» non è né gratis (è costato a Qualcuno), né
incondizionato (p.es. entrare nel patto per chi ne sta fuori; pentimento,
ravvedimento e riparazione del danno da parte del credente diventato reo;
mutamento dello stile di vita e della condotta). Lo stesso vale, ad esempio,
anche per la benedizione divina, l’adempimento di certe promesse e
per l’esaudimento delle preghiere.
5. {Fortuna Fico}
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Purtroppo molti credenti pensano di essere tanti «007» con «licenza di
peccare». Essi dicono: «Tanto dopo chiedo perdono a Dio (e solo a
Lui, non alla persona lesa), e Dio nella sua infinita bontà mi perdona sempre…».
E continua così, sentendosi giustificato a non ammettere davanti all’uomo il
proprio errore. «Il Signore perdona anche senza pentimento», sento dire
spesso. «Lui perdona sempre, come quando sulla croce ha detto: “Padre,
perdona loro, perché non sanno quel che fanno”». E questo li
giustifica. Ma io chiedo: E che succede a quelli, che sanno quello che
fanno? E nonostante tutto, continuano, senza pentimento, ravvedimento e
riparazione, fermi nel loro orgoglio, a pensare di aver voltato pagina!
{15-05-2015}
6. {Gianni Siena}
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■
Contributo: Sono d’accordo, ma un simile
credente è molto raro nelle chiese! Io non mi aspetto più nulla da chi mi
offende o mi fa torti: perdono e vado oltre... Se aspettassi «l’altro»,
passerebbe una vita: ho 60 anni e non credo di voler «aspettare» che l’altro si
ravveda e chieda perdono. Io lo faccio; non so se l’ho fatto ogni volta, ma mi
esercito. {17-05-2015}
▬
Nicola Martella:
Certo, si può decidere di ammantare tutto col manto dell’amore; se
ci si riesce sempre, è un gran vantaggio. Ciò è utile specialmente per questioni
di vedute differenti, per piccoli sgarbi, intemperanze e seccature, verso
caratteri un po’ focosi e intemperanti che neppure s’avvedono di alcunché, in
cose dove non si è poi così sicuri su come stanno veramente le cose, per i
sentito dire, verso credenti novizi o deboli, e così via. Tuttavia, in molte
situazioni e per questioni di un certo spessore certe cose rimangono sotto la
cenere e ritornano presto alla mente. Si vuole perdonare unilateralmente, ma
la situazione può continuare e può incancrenirsi. In certi casi si crea un
rapporto fra carnefice e vittima; quest’ultima non dice nulla, e il primo
non s’avvede di nulla oppure pensa che così sia normale. Poi, un giorno, il
Vesuvio, così apparentemente quieto, scoppia improvviso e seppellisce tutto.
La via
normale, insegnata da Gesù, è che chi lede il prossimo, vada dal suo fratello e
gli chieda perdono: «Se il tuo fratello pecca, riprendilo; e se si pente,
perdonagli. E se ha peccato contro te sette volte al giorno, e sette volte torna
a te e ti dice: “Mi pento”, perdonagli»
(Lc 17,3s). Quando c’è una chiara richiesta (cfr. Mt
18,29), allora si potrà perdonare di cuore
al proprio fratello (v. 35). Allora non ci sarà più brace sotto la cenere.
7. {Giuliano Palma}
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Tale tema lo ritengo di mio interesse e di
estrema importanza anche nella mia professione di avvocato da una
prospettiva cristiana (o evangelica). Anche quando assumo l’incarico di una
difesa, c’è sempre bisogno che l’assistito debba rappresentare la verità
(cosa non molto comune, diversamente da quanto si pensi), e inoltre assumersi la
responsabilità delle proprie azioni. Dio sicuramente concede il proprio
perdono al peccatore, ma odia il peccato e questo non è lasciato senza seguito.
{18-05-2015}
8. {Elena Fontana}
▲
Questo tema è molto importante e mi sento di
condividere l’analisi mostrata. Per quanto riguarda il perdono in maniera
generica, esso è condono, assoluzione, grazia; dimenticare da parte di chi
perdona, l’ingiustizia o il male ricevuto. Tutto questo prevede il sincero
pentimento di chi riconosce l’ingiustizia e il torto fatto. Perciò, non si
può rimanere nascosti in sentimenti di odio, rancore, o assoluta
indifferenza, ma riconoscere invece quale sia la giustizia secondo la
Parola di Dio e quali sono i nostri errori verso il prossimo. È dunque
fondamentale seguire un’etica chiara e indiscutibile, quale è quella
cristiana oltre che umana. {28-05-2015}
9. {}
▲
10. {}
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11. {Vari
e medi}
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12. {Vari
e brevi}
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►
URL: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Volt_pag_EnB.htm
14-05-2015; Aggiornamento:
30-05-2015 |