Ho letto la
seguente frase lapidaria: «L’intelligenza è frutto della fede» (di
«Teneramente»). Lì per lì, si potrebbe dire che è vero. Tuttavia, l’intelligenza
come è compresa oggigiorno è una dote naturale, che posseggono anche
non-credenti e atei. La fede biblica non può produrre una dote naturale, ma
tutt’al più può solo potenziare ciò, che già c’è.
Se incrociamo
i termini «intelligenza» e «fede» nella Scrittura, prenderemo atto che
essi non ricorrono mai insieme in alcun verso.
In effetti,
nel testo ebraico dell’AT e, particolarmente del libro dei Proverbi, si parla di
«discernimento» quale efflusso del «timor di Dio». Una grecizzazione
della traduzione dei Proverbi in italiano ha reso «discernimento» con
«intelligenza», creando così tali equivoci.
Ora, il «discernimento»
si acquisisce particolarmente con una devozione personale verso il Dio vivente,
secondo la sua Parola. «L’inizio della sapienza è il timor dell’Eterno, e
conoscere il Santo è il discernimento» (Pr 9,10).
In ebraico la «sapienza»
(chokmāh) ha a che fare con l’ordine; «discernimento»
(bînāh) è la
capacità di scegliere fra due o più vie quella giusta. Ambedue sono messi in
connessione con la presenza di Dio nella vita del credente: «Lo spirito
dell’Eterno riposerà su lui: spirito di sapienza e di discernimento, spirito di
consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di timor dell’Eterno» (Is 11,2
Messia).
Come si vede, oggigiorno si mette tanta enfasi, non sempre a proposito, su una
generica «fede» e sulla «intelligenza», quale capacità dell’intelletto.
Nella Bibbia la fede (fiducia in Dio) non è mai slegata dalla pratica del «timor
di Dio», da cui procede come efflusso il «discernimento», la capacità
pratica di scegliere ciò che è santo, giusto e grato dinanzi a Dio (cfr. Rm 12,2
«affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona,
grata e perfetta volontà»).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
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1.
{Nicola Martella}
▲
Faccio notare che
nella stragrande maggioranza dei casi, in cui nelle nostre Bibbie ci sono i
termini «intelligente, intelligenza», negli originali ebraici e greci ci
sono dei termini che intendono «discernere,
discernimento»; altre volte i termini originali intendono «accorgimento, accortezza,
perspicacia» e simili. Non si tratta, quindi, di termini, che descrivono facoltà
intellettive innate (come l’intelligenza,
l’intelletto), ma
l’uso di capacità acquisite (discernimento, sapienza) mediante l’apprendimento e l’esperienza.
Per
l’approfondimento dei termini propri dell’AT rimando in Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma
2002), agli articoli: «Discernere», p. 143; «Discernimento»,
p. 144; «Intelligente», p. 190; «Intelligenza», pp. 190s; «Intendimento,
sapere», pp. 191s; per ulteriori approfondimenti cfr. anche:
«Accorgimento», p. 77s; «Accortezza, p. 78; «Accorto», p. 78; «Arguzia», p. 93; «Perizia»,
pp. 272s; «Sagacia», p. 315; «Sapienza»,
p. 323.
2. {Fabrizio
M. Kessern}
▲
■
Contributo: Non condivido questo pensiero
[= «L’intelligenza è frutto della fede», N.d.R.]. L’intelligenza nasce con
noi, e può essere aiutata. A mio avviso l’intelligenza non ci migliora
né come uomini né come cristiani. Conosco molte persone intelligenti ma aride
dentro. Preferisco la generosità d’animo e la bontà. Quando noi abbiamo fede,
mettiamo da parte la nostra intelligenza, apriamo il nostro cuore,
non la nostra mente. Io sono poco intelligente, ma preferisco così.
{19-07-2011}
▬
Risposta (Nicola
Martella): Concordo con la maggior parte di questo contributo, tranne che
con la fine. Quando abbiamo fede, non mettiamo da parte la nostra
intelligenza, ma essa viene illuminata dalla Parola di Dio e da essa, mediante
lo Spirito Santo, riceviamo rivelazione sulla verità scritturale e
specialmente su Gesù quale Messia (Ef 1,17s). Quando crediamo, apriamo proprio
la nostra mente! Il termine greco, tradotto con mente, corrisponde
proprio al termine ebraico, tradotto con «cuore».
Nei versi che
seguono bisogna tener presente che «cuore» intende la «mente». «Incredulità e
durezza di cuore», si accompagnano (Mc 16,14). Gesù parlò di «insensati
e tardi di cuore a credere» (Lc 24,25). Credere «con tutto il
cuore», significa esercitare la fede con piena convinzione mentale (At
8,37; cfr. Rm 10,9s). La piena convinzione mentale e spirituale è evidente anche
nell’esortazione: «Accostiamoci di vero cuore, con piena certezza di fede»
(Eb 10,22). Persone che contrastano la verità, sono definite «uomini corrotti
di mente, riprovati quanto alla fede» (2 Tm 3,8).
3. {Liliane Vitanza Hoffer}
▲
■
Contributo 1: L’intelligenza fa parte dei
doni naturali alla nascita; per cui Dio ci chiede di utilizzarla. Giacomo ci
parla di chiedere la saggezza, ma non l’intelligenza. Salomone ci dice di
acquistare l’intelligenza al prezzo di tutto l’oro del mondo; quindi è a
disposizione di ognuno, che vuole fare qualcosa della propria vita.
{19-07-2011}
▬
Risposta 1 (Nicola
Martella): Sono d’accordo. Faccio solo osservare che nel testo ebraico qui
ci sono termini che intendono «discernimento, intendimento», quindi doti
acquisibili mediante l’apprendimento e l’esperienza, come per altro la saggezza.
[►
1.]
■
Contributo 2: Sono pienamente d’accordo con
te. Vorrei aggiungere che Dio ci ha dato l’intelligenza, possiamo
chiedere la saggezza e sviluppare il discernimento. Stando così le cose,
dobbiamo utilizzare queste doti per risolvere i nostri problemi e certe
situazioni, perché la risposta di Dio spesso l’abbiamo già. Non passare tanto
tempo a supplicare e pregare Dio che ti risponda, quando Lui t’è l’ha
già data — basta ragionare! {19-07-2011}
▬
Risposta 2
(Nicola Martella): Altrove ho mostrato che il discernimento [gr.
dianoia] è ottenebrata nei pagani (Ef 4,17s), ma che Dio può illuminare «gli
occhi del vostro cuore», parlando di credenti (Ef 1,17s). Qui non si tratta
di capacità intellettive, ma del loro uso. Paradossalmente, un
credente con scarsa intelligenza, ma con timor di Dio, può avere più «buon
senso» o discernimento (morale, spirituale) di una persona intelligente, ma
pagana o indifferente a Dio.
4. {Massimiliano Fellini}
▲
■
Contributo: Io credo che l’intelligenza è
frutto della fede e qui di seguito spiego le mie motivazioni. Io non
ritengo intelligente, ad esempio, un ateo, ma semmai istruito colto,
perché credo che l’intelligenza porti inesorabilmente a Dio; e intelligenza è
per me sinonimo di sapienza e, se non vi è lo Spirito Santo a
guidarci (sii luce all’intelletto), la nostra intelligenza è vuota e spenta.
Tutto è dono di Dio; pertanto se non c’è la luce della fede a guidarci,
rischiamo d’essere semplicemente presuntuosi! {19-07-2011}
▬
Risposta 1
(Nicola Martella): Massimiliano Fellini ha letto solo il titolo o
l’intera nota? Vogliamo parlare di ciò che ci aggrada o vogliamo argomentare con
l’esegesi biblica?
I doni di
Dio si distinguono in doni naturali, comuni all’umanità (sebbene con misure
differenti) e doni spirituali, comuni ai soli rigenerati (sebbene con misure
differenti). L’intelligenza è una facoltà naturale, essendo l’espressione
dell’intelletto, quindi della mente. Non sono solo i cristiani a pensare e a
fare calcoli e ragionamenti. Passiamo ora a un’analisi più biblica.
Il termine
«ottenebrato» ricorre due volte nel NT. Paolo parlò dei pagani, affermando che «l’insensato
loro cuore s’è ottenebrato» (Rm 1,21); «cuore» nella Bibbia sta per
«mente, animo, interiore».
Altrove parlò
del fatto che «i pagani si conducono nella nullità dei loro pensieri, con il
discernimento [gr. dianoia] ottenebrato, estranei alla vita di
Dio, a motivo della ignoranza che è in loro, a motivo dell’indurimento del cuor
loro» (Ef 4,17s). Si noti che qui non si parla che i pagani non abbiano
l’intelligenza, ma che la loro «dianoia» (discernimento) sia ottenebrato per
l’estraneità, che hanno alla vita di Dio. Per cui l’intelligenza non è
l’efflusso della fede, ma la fede la illumina, dando così l’accesso al
discernimento e, quindi, alla conoscenza di Dio. Infatti, prima di ciò Paolo
augurò ai credenti che Dio «vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione
per la piena conoscenza di lui, e illumini gli occhi del vostro cuore... »
(Ef 1,17s). Anche qui si parla dell’illuminamento di ciò che già c’è.
▬
Replica (Massimiliano
Fellini): L’intelligenza, che non comprende
Dio, secondo me non è intelligenza, ma semmai esser colti, dotti ecc.
▬
Risposta 2
(Nicola Martella): Vedo che Massimiliano Fellini continua ad argomentare
con ciò, che lui pensa. Sarebbe più proficuo che egli passasse ad
argomentare in modo scritturale (2 Tm 2,15).
L’intelligenza
non può comprendere Dio, neppure quella dei credenti, poiché sarebbe come
pretendere che un bicchiere potesse comprendere tutti gli oceani. Dinanzi al
grande mosaico dell’esistenza, l’uomo avrà sempre relativamente poche tessere
in mano, e queste deve prima incastrarle in modo giusto; quindi con la sua
intelligenza non potrà mai accedere a Dio e ai misteri del creato. L’uomo, per
conoscere Dio, necessita di essere illuminato dalla rivelazione biblica,
e ciò indipendentemente dal fatto se possiede più o meno intelligenza. Ciò che
possiamo chiedere a Dio non è l’intelligenza in sé (essendo dote naturale), ma
la sapienza (Gcm 1,5). Quest’ultima per gli Ebrei era la capacità di
riconoscere, mediante il timor di Dio e la rivelazione biblica, l’ordine
(creazionale, morale), che Dio ha posto nel creato, ossia mettendo l’Eterno al
primo posto nella propria vita.
5. {Giuseppe Lo Porto}
▲
■
Contributo: Io credo di avere la risposta a
questa tua nota. Io sono cresciuto senza genitori; a motivo di ciò, non ho
potuto fare alcuna scuola. Sono cresciuto analfabeta, non sapevo né
leggere, né scrivere; per cui non penso vi sia persona che meglio di me
possa darti una risposta veritiera. Innanzi dico che la fede nulla ha che
vedere con la nostra intelligenza! E ciò per un semplice motivo: la fede
viene da Dio, mentre la nostra intelligenza è frutto della nostra esperienza
vissuta. Faccio un banale esempio: la conoscenza non è un frutto della
fede, bensì di un accurato e approfondito studio, dal quale
l’apprendiamo; lo stesso vale per i cristiani, come possono pensare di conoscere
Gesù o lo Spirito Santo, se non studiano mai le Scritture?
Ora, la fede può accrescere la nostra
intelligenza? Io dico: No! Infatti, mi sono convertito all’età di 33 anni, ossia
13 anni fa, ma posso dire con franchezza che credo con tutto il mio cuore nel
Cristo di Dio, ma posso altrettanto dire con altrettanta franchezza che la mia
intelligenza non è aumentata di una sola tacca! Perciò, per me la fede
non accresce la nostra intelligenza, ma accresce la nostra sottomissione
a Dio, nel timore e nell’ubbidienza.
Permettimi, Nicola, di aggiungere che un
buon cristiano non lo si vede dalla sua intelligenza, bensì dal suo amore
per il prossimo suo. Ora, sai che il mio dire è quello di un bambino, per cui
discerni il mio dire come il dire di un fanciullo; e se sei veramente un buon
maestro, saprai insegnarmi il giusto senso della Parola. Sappi che un bambino è
simile a una spugna, che tutto assorbe. {19-07-2011}
▬
Risposta (Nicola
Martella): L’intelligenza è una dote naturale congenita, di cui si
ha una misura più o meno grande. Esistono vari tipi d’intelligenza, ad
esempio: quella intellettuale (capacità di sondare e comprendere
problematiche astratte e di pensare a soluzioni confacenti), quella pratica
(capacità di sondare e comprendere problematiche concrete e di pensare a
soluzioni confacenti) e quella emotiva (capacità di sondare e comprendere
lo stato d’animo altrui, empatia, e di pensare a soluzioni confacenti).
La
conoscenza si acquisisce nel tempo e dipende dal tipo d’intelligenza, che si
possiede (p.es. astratta, concreta, empatica), e dalle esperienze, che si
fanno.
Per fare un
esempio più tecnico, si parla di intelligenza artificiale.
L’intelligenza umana è paragonabile al tipo di processore, che un computer
possiede dalla fabbrica in poi. La conoscenza è data dal tipo e dalla
quantità di informazioni, che si copiano sul disco fisso. Il discernimento
permette di reperire e scegliere quali informazioni copiare sul disco fisso,
usando il filtro del timor di Dio. La sapienza è l’ordine con cui vengono
organizzate tali informazioni utili sul disco fisso, al fine poi di ritrovarle,
quando servono.
▬
Replica (Giuseppe
Lo Porto): Prenderò queste tue parole come
perle di saggezza e ne custodirò l’insegnamento. A Nicola Martella il mio umile
ringraziamento. {19-07-2011}
6. {Maria Caruso,
ps.}
▲
■
Contributo: L’intelligenza: la facoltà,
propria della mente umana, d’intendere, pensare, elaborare giudizi e soluzioni
in base ai dati dell’esperienza anche solo intellettuale; intelletto, ingegno |
qualità di chi ha particolari doti intellettuali. [N.d.R. riferimento
bibliografico mancante]
Vi sono due
tipi d’intelligenza: a. Umana proveniente dallo spirito dell’uomo; b. Divina
che procede dallo Spirito di Dio.
1 Corinzi
2,13: «E noi ne parliamo non con parole insegnate dalla «sapienza umana», ma
insegnate «dallo Spirito», adattando parole «spirituali» a cose «spirituali”».
■ Vi è una
intelligenza divina: 2 Timoteo 2,7 - Considera quel che dico, (perché il
Signore ti darà «intelligenza» in ogni cosa).
■
L’intelligenza procede dallo spirito: Lettura da: Esodo 35,31 (lo ha
riempito dello Spirito di Dio), (per dargli «sapienza», «intelligenza» e
«conoscenza») per ogni sorta di lavori,
■
L’intelligenza è una caratteristica dello Spirito: Isaia 11,2: «Lo
Spirito del Signore riposerà su di lui: «Spirito di saggezza» e
«d’intelligenza», «Spirito di consiglio» e di forza, «Spirito di conoscenza» e
di timore del Signore».
Dio vi
benedica. Fratello Alfredo. {20-07-2011}
▬
Risposta 1
(Nicola Martella): Avrei preferito un contributo di Maria Caruso a un
«taglia e incolla» da un testo altrui, come appaiono qui le cose. Inoltre,
all’inizio tale «Fratello Alfredo» (chi?) cita da un’altra fonte (dizionario),
senza indicarne il riferimento bibliografico; questo non si fa. In ogni modo, si
tenga presente quanto segue.
■ I termini
«intelligenza, intelligente» non ricorrono mai nel testo ebraico dell’AT
e in quello greco del NT, specialmente nel senso che oggi noi diamo a tali
vocaboli. I termini biblici intendono «discernimento, discernere».
Perciò, ovunque ci hanno messo i termini «intelligenza, intelligente» nelle
traduzioni in italiano, s’intende «discernimento, discernere».
■
L’intelligenza è una capacità congenita, il discernimento e la
sapienza sono capacità acquisite.
■ Tale
«Fratello Alfredo» fa una certa confusione nei termini e fra capacità
innate e qualità acquisite con l’esperienza (o comunicate da Dio), fra qualità
intellettuali e capacità pratiche (tecniche, artistiche), poiché usai termini a
suo arbitrio. Ad esempio, Giacomo non ingiunse a chiedere intelligenza,
ma sapienza (Gcm 1,5). Nelle nostre Bibbie Giacomo chiede: «Chi è savio e
intelligente fra voi?» (3,13), ma il secondo termine è epistēmōn
«colui che sa», quindi «esperto, perito», non «intelligente» in senso moderno.
Ambedue i termini (sapiente ed esperto) intendono, quindi, qualità acquisite.
A tale, a me
sconosciuto e anonimo, «Fratello Alfredo» (preferirei vedere il suo cognome),
rispondo come segue.
■ 1 Corinzi
2,13 parla di sapienza, non d’intelligenza.
■ Esodo
35,31 in ebraico parla di «spirito di Dio, di abilità [artistica], di
discernimento e di sapere» per fini pratici, ossia artistici. Qui non si
tratta quindi di qualità morali o spirituali.
■ Isaia
11,2 elenca in ebraico «spirito di sapienza e di discernimento, spirito
di consiglio e di forza, spirito di conoscenza»; egli non parlò
d’intelligenza, ma delle capacità pratiche per fare il giudice in Israele (vv.
3ss).
■ In 2
Timoteo 2,7 Paolo disse in realtà quanto segue: «Considera quello che
dico, poiché il Signore ti darà accorgimento in ogni cosa». Di per sé il
termine greco synesis significava letteralmente «punto di riunione,
riunione» ed era usato, in senso traslato, per la capacità di sintesi, il senno,
l’accorgimento, la perspicacia, la conoscenza tecnica e addirittura per la
coscienza.
Ciò significa, che
quando si parla di queste cose, ci vuole più competenza linguistica e
tecnica; altrimenti si fa confusione e si confondono anche gli altri. Non
basta mettere insieme dei versetti, tolti dal loro contesto naturale, per
dire la verità e per rappresentarla in modo realistico e verace.
▬
Replica (Maria
Caruso): Carissimo Nicola, qui di copia e in
colla c’è solo il vero significato della frase Intelligenza, tratto dal
vocabolario Garzanti. Tu non hai nessun diritto di cambiare la Bibbia...
I versi riportati nel mio precedente intervento sono profondamente biblici.
Se tu hai
intensione di stravolgere la Scrittura, solo al fine di portare l’acqua
al suo mulino, nell’intera Bibbia la frase intelligenza risulta 76 volte. Ma il
dottore Nicola Martella con la sua filosofia vuole abolire tale termine,
sostituendolo con la sua sapienza e filosofia.
Preferirei da
parte vostra che, se vi à da correggermi, lo si faccia con passi biblici e non
con piagnistei, nel cambiare il significato delle frasi a proprio
piacimento. Distinti saluti. Fratello Alfredo. {20-07-2011}
▬
Risposta 2
(Nicola Martella): Mamma mia che spirito di contenzione!
Non capisco
perché qui si usa l’account a nome di «Maria Caruso», ma ci si firma con
«Fratello Alfredo» (un account per altro fuori legge per Facebook, secondo cui
bisogna usare solo nome e cognome). Quindi presumo che il contributo precedente
non sia un «taglia e incolla» fatto da «Maria Caruso», ma un contributo di tale
non meglio identificato «Fratello Alfredo», che ha usato l’account di
«Maria Caruso» (forse la moglie?).
Poi, vedo, che
invece di rispondere nel merito, si fanno solo illazioni sulla mia
persona, usando astio e violenza verbale. Non sono abituato a tali toni e
contenuti. Io ho ragionato con ciò, che c’è in ebraico e greco; chi ne è
capace risponda nel merito.
Ogni mancanza
di buona creanza e pacatezza, porterà all’esclusione dai miei contatti. I
contributi devono essere firmati con nome e cognome, se non corrispondono
al nome dell’account.
▬
Osservazioni (Pietro
Calenzo): La disciplina e le regole di
Facebook vanno rispettate, altrimenti che testimonianza diamo al mondo?
Concordo pienamente con il fratello Nicola Martella. {20-07-2011}
7. {Emanuele Proietti}
▲
■
Contributo:Sono d’accordo con Nicola, la
fede non può aumentare l’intelligenza, ma solo la conoscenza e la saggezza.
Tuttavia, salvo problemi di traduzione, un caso di aumento d’intelligenza
in quanto tale nella Bibbia a mio avviso c’è, anche se non è derivato
direttamente dalla fede, ma derivato dalla preghiera: è il caso di Salomone.
Quindi
l’aumento d’intelligenza sembrerebbe possibile, ma solo se e nei limiti
decisi da Dio nella sua volontà per noi. {20-07-2011}
▬
Risposta (Nicola
Martella): Cito 1 Re 4,29 all’ebraica: «E Dio diede a Salomone
sapienza, un grandissimo discernimento e vastità di cuore come rena sulla riva
del mare». I versi che seguono parlano di «sapienza» (ebr. chokmāh),
ossia la capacità di riconoscere l’ordine creazionale e morale di Dio. Per gli
ebrei il «cuore» era la nostra mente; nel verso 33 si parla proprio di
tale capacità di analisi. Come si vede, questo potenziamento non riguardava la
struttura congenita (misura d’intelligenza), ma l’impiego efficace
delle potenzialità: sapienza, discernimento e vastità di mente, ossia di
elaborazione delle informazioni acquisite.
Una persona
con tali potenzialità congenite e con tali capacità acquisite, poi divenne
confuso e si pervertì sul piano morale e religioso, quando smise di
attenersi strettamente al timor di Dio e cercò altre false autorità.
Il timor
dell’Eterno è il principio superiore per organizzare le proprie informazioni
sul mondo e sulla vita e per disporle in modo ordinato e verace nel grande
puzzle dell’esistenza (= discernimento e sapienza). Nel NT tale principio
d’ordine in campo spirituale e morale è il «timor di Cristo» (Ef 5,21; 1
Pt 3,15).
8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {}
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12. {Autori
vari}
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Gianni Siena: L’intelligenza è la dote di
ogni essere umano, ma il discernimento spirituale è frutto della
devozione al Signore: il cuore e la mente sono resi dunque «collaborativi». Il
risultato è una fede consapevole, e la mente se ne avvantaggia per
comprendere cose, che altrimenti non capirebbe. {19-07-2011}
■
Pietro Calenzo: Caro Nicola, diceva un caro fratello anziano dell’assemblea di Scauri: Di persone istruite ve n’e abbastanza; di persone intelligenti, meno; di persone sapienti, poche; di persone sapienti secondo Dio, pochissime, per il fatto che i credenti sono pochissimi. Dio ti benedica. {19-07-2011}
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Antonio Capasso: Intelligenza dote naturale congenita? Per qualcuno purtroppo non è così. {19-07-2011}
▬
Risposta (Nicola Martella): I cosiddetti «ritardati
mentali» hanno come dote naturale una misura ridotta d’intelligenza,
indipendentemente dalla loro fede. Lo stesso dicasi dei cosiddetti «geni»,
il cui «processore mentale» ha un’altissima frequenza... almeno in certi campi
specifici.
▬
Replica (Antonio Capasso): Era solo una battuta. {20-07-2011}
►
URL: http://diakrisis.altervista.org/_Sci/T1-Intellig_fede_Mds.htm
20-07-2011; Aggiornamento: 21-07-2011 |