Entriamo in tema
In origine «eucarestia»
intendeva (dal greco) «ringraziamento». Sotto la spinta delle «religioni dei
misteri» (gr. mysterion = lat. sacramentum), si aggiunse col tempo
l’idea sacramentale, che portò alla concezione della «transustanziazione»
da pane e vino a carne e sangue. Per altro, nessuno strumento d’analisi
scientifica mostra un tale «mutamento di sostanza».
Quando il
Signore trasforma le cose, non le lascia mai a metà, modificando la sostanza e lasciando la forma alla fantasia umana. A Cana di
Galilea, quando Gesù trasformò l’acqua in vino, il maestro di tavola, dopo
aver analizzato il prodotto, ecco che cosa successe: «E quando il maestro di
tavola ebbe assaggiata l’acqua, che era diventata vino (ora egli non
sapeva da dove venisse, ma ben lo sapevano i servitori che avevano attinto
l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: “Ognuno serve prima il vino buono; e
quando si è bevuto largamente, il meno buono. Tu, invece, hai serbato il vino
buono fino ad ora”» (Gv 2,9s).
Domande e
risposte
■ 1. Può
qualcosa di materiale, che s’ingerisce, comunicare virtù, benefici o
benedizioni spirituali? Che pensava Gesù in merito?
-- «È lo
spirito quel che vivifica; la carne non giova nulla; le parole che vi ho
dette sono spirito e vita» (Gv 6,63). Qui Gesù parlò della sua carne.
Spiegò così ai discepoli come intendeva le parole precedenti. L’intero capitolo
parla di sequela e non di «cena pasquale» o di un «memoriale del nuovo patto». I termini pane e vino non
ricorrono mai insieme in tutto il capitolo sei di Giovanni, anzi in tutto
l’Evangelo.
-- «Non
capite voi che tutto quello che entra nella bocca, va nel ventre ed è espulso
fuori nella latrina?» (Mt 15,17). Ciò che uno mangia, non contamina
spiritualmente l’uomo, né è in grado di comunicargli virtù morali o spirituali.
■ 2. Che dice
allora la Scrittura del sedicente «sacrificio della messa»?
-- «E
infatti a noi conveniva un sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato,
separato dai peccatori ed elevato al disopra dei cieli; il quale non ha ogni
giorno bisogno, come gli altri sommi sacerdoti, d’offrire dei sacrifici prima per
i propri peccati e poi per quelli del popolo; perché questo egli ha fatto una
volta per sempre, quando ha offerto se stesso» (Eb 7,26s).
-- «Ma
venuto Cristo, Sommo Sacerdote dei futuri beni, egli, attraverso il tabernacolo
più grande e più perfetto, non fatto con mano, vale a dire, non di questa
creazione, e non mediante il sangue di becchi e di vitelli, ma mediante il
proprio sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario, avendo
acquistata una redenzione eterna» (Eb 9,11s).
-- «...noi
siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta
una volta per sempre» (Eb 10,10).
Aspetti
conclusivi
■ 1. Come si
vede il cosiddetto «sacrificio della messa» e la «transustanziazione» sono
costruzioni ideologiche di natura dottrinaria. Né la Scrittura né la scienza
attestano una tale trasformazione di sostanza. E, ammesso e non concesso che
avvenisse una cosa del genere, in pratica non gioverebbe nulla allo
spirito dell’uomo, poiché tale pane e tale vino, divenuti sedicentemente «carne»
e «sangue», seguirebbero solo percorsi intestinali.
Già tale idea
del cristiano antropofago dovrebbe turbare assai!
■ 2. In
pratica, tutto ciò serve specialmente per sostenere un’altra dottrina, quella
della necessità di un clero consacrato apposta per gestire tali
«misteri». Il Nuovo Testamento, invece, insegna il sacerdozio universale di
tutti i credenti rigenerati: «Voi siete una generazione eletta, un
sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato,
affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua
meravigliosa luce» (1 Pt 2,9; Ap 1,6; 5,10; 20,6).
► URL:
http://diakrisis.altervista.org/_Rel/A1-Transustanziazione_EdF.htm
30-08-2011; Aggiornamento: 31-08-2011 |