«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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Escatologia 1

 

Riuscire nella vita

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Questa opera contiene senz'altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:

■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?

■ I morti nell'aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?

■ I bimbi morti dove vanno?

■ Se nessuno sa il giorno e l'ora dell'avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?

■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?

■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?

■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?

■ Quando risusciteranno i credenti dell'AT?

■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?

■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?

■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?

■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?

■ I morti si riconoscono nell'aldilà?

■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?

■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?

■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?

■ Eccetera...

 

Vedi al riguardo le recensioni.

Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ESCI DALLA NULLITÀ

 

 di Nicola Martella

 

Scalinata verso il nullaQuando ho visto tale scalinata, che non porta da nessuna parte, se non al punto di partenza, ho dovuto pensare a una «impressionante nullità»! Mi sono venuti a mente i disegni surrealistici di Maurits Cornelis Escher, l’incisore e grafico olandese, che fece tante costruzioni impossibili e in cui le scale ebbero una certa rilevanza. Essa ricorda anche il nastro di August Ferdinand Möbius, senza inizio né fine. Sinceramente a me ricorda pure la ruota dei criceti, messa nella gabbia, per tenerli in movimento; essi si muovono, ma non arrivano da nessuna parte.

     La scala di questa immagine, è la più fotografata a Monaco di Baviera. Essa è stata progettato da Olafur Eliasson (2004). Questa scala senza fine si trova presso la Schwanthalerhöhe, dinanzi alla sede tedesca della KPMG, una società di servizi professionali. A piedi si trova a cinque minuti di distanza dalla Theresienwiese, dove si festeggia la Oktoberfest. Porta il titolo in tedesco «Umschreibung», ossia «perifrasi, circonlocuzione, giro di parole».

     È stata definita scala senza fine, scala che porta al nulla, scala senza senso. Salgo le scale e scendo le scale, e sono al punto daccapo. Forse a ciò si deve il titolo: è la descrizione perifrastica della vita, almeno di quella di molta gente.

     Sembra l’eco della descrizione della vita fatta dall’Ecclesiaste nell’AT. Ecco come comincia il suo libro: «Nullità delle nullità, dice l’Ecclesiaste, nullità delle nullità, tutto è nullità. [3] Che profitto ha l’uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole? [4] Una generazione se ne va, un’altra viene, e la terra sussiste per sempre. [5] Anche il sole sorge, poi tramonta, e si affretta verso il luogo da cui sorgerà di nuovo. [6] Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va girando, girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri. [7] Tutti i fiumi corrono al mare, eppure il mare non si riempie; al luogo dove i fiumi si dirigono, continuano a dirigersi sempre» (Ec 1,2-7).

     Eppure proprio lui dice al giovane, dedito ai divertimenti e a realizzare i suoi sogni: «... sappi che, per tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio!... la giovinezza e l’aurora sono vanità. Ma ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: “Io non ci ho più alcun piacere” [... ] prima che la polvere torni alla terra com’era prima, e lo spirito torni a Dio che l’ha dato. Nullità delle nullità, dice l’Ecclesiaste, tutto è nullità» (Ec 12,1ss.9s).

     Come uscire da tale «ruota per criceti»? Ecco come termina l’Ecclesiaste: «Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è tutto l’uomo. Poiché Dio farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò, che è occulto, sia bene, sia male» (Ec 12,15s). «Questo è tutto l’uomo» (così in ebraico), ossia ciò che rende l’uomo veramente tale; chi si sottomette a Dio, entra nel suo patto di grazia, ubbidisce ai suoi comandamenti e confida nelle promesse di Dio, realizza il piano di Dio per l’uomo, quando lo creò a sua immagine e somiglianza e gli diede la sua benedizione (Gn 1,26ss). Inoltre, ogni opera dovrò sostenere il giudizio di Dio: la condanna per gli empi e il premio per i suoi fedeli.

     A ciò si aggiunga la rivelazione più eccellente (Eb 1,1s) e la «migliore speranza» (Eb 7,19), introdotte da Gesù quale Figlio di Dio. Ecco lo spartiacque: «Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui» (Gv 3,36). Egli ha introdotto una «felice speranza», connessa alla «apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù» (Tt 2,13). Perciò, cristiani, che non credono alla risurrezione e alla vita futura, sono un paradosso. «Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini» (1 Cor 15,19).

     Il Signore Gesù Cristo ha portato la liberazione dalla «ruota per criceti», dalla nullità della vita, a cui la creazione è stata sottoposta (Rm 8,20s). Egli sottrae già fin da ora dal comportamento dei «pagani nella nullità dei loro pensieri, con l’intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell’ignoranza che è in loro, a motivo dell’indurimento del loro cuore» (Ef 4,17s). Egli libera dalla «filosofia» e dalla «nullità ingannatrice», proveniente la tradizione degli uomini e gli elementi dominati del mondo (Col 2,8). Egli libera anche dai falsi profeti e visionari, che si affidano a manifestazioni di angeli, alle proprie visioni e alla propria mente carnale gonfiata di nullità (Col 2,18).

     Perché rimanere ancora nella «ruota per criceti» di questo mondo o continuare a salire e scendere su una scala, che non porta a nulla?

 

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I contributi sul tema

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I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Edoardo Piacentini

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12. Autori vari

 

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1. {Edoardo Piacentini}

 

All’inizio del suo ministero Gesù si reca a Nazareth, nel suo paesello, disprezzato e poco popoloso, presso cui aveva trascorso la sua fanciullezza. Com’era sua abitudine, nel giorno del sabato, si reca nella sinagoga per rendere il culto al Signore. Là viene invitato dal rettore della sinagoga a leggere nel rotolo di pergamena in cui si trovavano scritte le parole del capitolo 61 di Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo egli mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato a bandire liberazione à prigionieri, e ai ciechi ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a predicare l’anno accettevole del Signore» (Luca 4,18-19). Queste affermazioni non si riferiscono a Isaia, ma a Gesù. Infatti, egli stesso dice: «Oggi, s’è adempiuta questa scrittura, e voi l’udite» (Luca 4,21). È finito il tempo dell’attesa e comincia il tempo della liberazione. Gesù Cristo ha davanti a sé un programma essenzialmente pratico, programma identico a ciò, che fu annunziato a Giovanni Battista: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risuscitano, e l’evangelo è annunziato ai poveri» (Luca 7,22).

     Gesù prima di tutto si annuncia come liberatore dei poveri. In tutti i sistemi filosofici del suo tempo non si tenevano in conto i poveri. Le masse illetterate restavano emarginate ed escluse da qualsiasi beneficio: «Ma questa plebe, che non conosce la legge, è maledetta!» (Giovanni 7,49), così dissero i farisei alle guardie. E oltre ciò, questa plebe era continuo oggetto di disprezzo e di sfruttamento. I poveri esistono ancora oggi. Ci sono poveri, perché non hanno lavoro, non hanno la salute o perché sono vecchi, oppure perché tutto il frutto del lavoro confluisce in altre mani. Nel mondo, in cui viviamo, c’è gente che non sa impiegare i suoi capitali, e c’è gente che trascorre giornate nere, perché si sente privato dell’indispensabile.

     Di fronte alla forza egoistica, che vuole tutto per sé, che vuole superare gli altri, contro ogni forma di arrivismo, Gesù presenta la beatitudine dell’altruismo: «Più felice cosa è il dare che il ricevere» (Atti 20,35). Fin dalle più antiche pagine, la Bibbia presenta la legge della solidarietà: «Non vi sarà alcun bisognoso tra voi... Non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso... Dagli liberalmente; e quando gli darai, non te ne dolga il cuore; perché, a motivo di questo, l’Eterno, l’Iddio tuo, ti benedirà in ogni opera tua» (Deuteronomio 15,4, 7, 10).

     Gesù sfama le moltitudini, che avevano fame, e resta l’ideale di ogni pacifica rivoluzione, che tende a togliere la miseria dalla terra. Gesù resta l’ideale delle rivoluzioni giuste, affinché i popoli della terra non manchino del necessario.

     Oltre ciò, Gesù si presenta come liberatore di tutto ciò, che opprime. L’immagine dei prigionieri, dei ciechi, degli oppressi rappresenta l’aspetto dell’umanità sofferente. Per questo il Figlio di Dio ripete ancora oggi l’invito a tutti i popoli. «Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, e io vi darò riposo» (Matteo 11,28). È la Parola che dona soccorso, conforto, speranza, pace nelle varie difficoltà della vita. E sono molte le anime, che sotto il peso della disperazione, sotto l’angoscia della sofferenza, hanno trovato la liberazione in Cristo.

     Perciò la comparsa di Gesù nella storia è in un certo modo paragonata all’anno giubilare, di cui si parla nel Levitico (25,9-17). In quell’anno, i debiti venivano rimessi, i carcerati messi in libertà, gli schiavi sciolti, le terre che erano state occupate, venivano restituite ai loro possessori di origine. L’anno giubilare che si celebrava ogni 50 anni, era un tempo particolarmente desiderato e accolto con gioia da tutto il popolo, specialmente da quelli che si trovavano nella distretta. Era un tempo di liberazione e di grazia, che veniva annunziato col suono della tromba (detta «iubal», da cui la parola «giubileo»).

     Gesù viene a predicare l’anno accettevole del Signore», che si compie nella sua persona e nel messaggio dell’Evangelo. È un anno, che non ha più fine, perché essendoci la perennità della disubbidienza umana, occorre che l’Evangelo sia altrettanto perenne. Noi crediamo che non vi sia migliore norma liberatoria, che possa competere con l’Evangelo: se l’Evangelo ci farà liberi, noi saremo veramente liberi, perché la liberazione, che ci dà Gesù, è liberazione completa, interessa lo spirito, l’anima e il corpo. Questo Evangelo trova ovunque opposizioni e contrasti. Gesù stava per essere preso dai suoi compaesani e gettato da una rupe. Questa è una similitudine delle difficoltà, dei pericoli, dei contrasti, che affronteranno quanti si dedicano al servizio di esso. Però c’è una parola di Cristo molto incoraggiante: «Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi animo, io ho vinto il mondo» (Giovanni 16,33). Questa promessa c’incoraggia e ci fa proseguire nella prospettiva della grande liberazione di tutti i popoli della terra. Solo se accetteranno la liberazione del Signore, essi saranno veramente liberi, e usciranno dalla nullità, come dice il caro Nicola. {02-02-2013}

 

 

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12. {Autori vari}

 

Fortuna Fico: Grazie, Signore, perché per pura grazia tua, mi hai tirato giù dalla «ruota per criceti»! {01-02-2013}

 

Maria Aloia: Signore, aiuta la tua creatura a uscire fuori dalla gabbia, che si trova. Te lo chiedo nel nome di Gesù. {01-02-2013}

 

Pietro Calenzo: Signore, ti ringraziamo per la tua eterna e sovrana grazia, e per averci donata la viva speranza di essere con Te per l’eternità. Grazie, Signore, per averci tratti fuori dal gioco del maligno e dalle sue mille scale senza uscita. {02-02-2013}

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Esci_null_Esc.htm

01-02-2013; Aggiornamento: 07-02-2013

 

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