1.
Un problema complesso
A parlare a
vanvera sono specialmente queste categorie: il «dotto» ignorante, che non
ci capisce nulla, ma chiacchiera molto; chi prende fischi per fiaschi; chi
confonde capre e cavoli; chi ha dimenticato di accendere il cervello, prima di
parlare; e così via. Ciò accade nella vita normale, ma anche in rete.
Internet è uno
strumento utile per avvicinare persone lontane e metterle in comunicazione fra
di loro; questo è particolarmente un vantaggio per i cristiani biblici. La
tipologia degli internauti è variegata. Ora, fra di loro in rete ci sono
persone, che leggono soltanto ciò, che affermano gli altri e mai si
pronunciano, per non sbagliare. Altre persone scrivono soltanto cose banali.
Altre svelano i segreti più reconditi, pensando che nessun altro le possa
leggere. Altre persone ancora usano Internet per edificare altri
credenti, per stimolare alla conoscenza e alla crescita mediante
interessanti articoli, a mettere in guardia da false dottrine e
pericolose filosofie, a correggere mediante la sacra Scrittura tendenze
mondane tra i cristiani, e così via.
Anche il
modo di reagire agli articoli altrui è variegato; qui parlo della mia
esperienza personale, ossia di come gli altri intervengono nei confronti dei
miei articoli. Certamente conosco interlocutori seri, corretti e onesti; poi ci
sono vari altri. Succede ogni tanto che persone, senza aver capito l’argomento
trattato, scrivano tutto ciò, che passa loro per la mente o cose che non
c’erano nulla col tema in corso. Altri si scagliano con veemenza contro
l’autore, accusandolo ora di questo, ora di quello. Alcuni credenti alquanto
immaturi, invece di aumentare la loro conoscenza e diventare maturi nella fede,
cominciano singolari polemiche contro l’autore, accusandolo di scrivere su
temi troppo difficili per la loro comprensione; non si accorgono che, così
facendo, palesano soltanto la propria ignoranza dinanzi a un vasto pubblico.
Infine, non mancano quelli che, qualunque cosa scrivi, usano l’occasione per
farti un «predicozzo» sui temi più diversi. Ultimamente qualcuno di mia
conoscenza, mi ha scritto all’incirca così: «Discutere, sempre discutere; è ora di fare e non di parlare». Per fortuna lo conosco abbastanza per la sua chiacchiera
facile; inoltre, in Internet svela volentieri perfino i dettagli del suo
matrimonio e della sua famiglia.
Quindi,
Internet è diventato una grande occasione di comunicazione seria, ma ha anche
dato una piattaforma a coloro, che parlano a vanvera, a quelli che, pur
essendo ignoranti o vuoti, pensano di fare da maestri, e a quelli che non
impegnandosi a capire ciò, che leggono, a causa delle loro poca cultura, se
la prendono con gli autori, coprendoli di sproloqui.
2. Aspetti
biblici
Pietro ammise
che anche Paolo parlava nelle sue epistole di «alcune
cose difficili a capire», forse anche per lui, che era un pescatore;
ma non lo denigrò per questo. Al contrario, lo chiamò «caro fratello» ed
evidenziò la «sapienza» datagli da Dio (2 Pt 3,15s). È probabile che,
all’occasione, si fece spiegare le cose toste; non scrisse: «È meglio se Paolo
le scrivesse in modo più semplice, cosicché le capiscano anche coloro, che non
hanno tanta istruzione!». A ciò aggiunse che erano «gli uomini ignoranti e
instabili» a distorcere le parole di Paolo, «come anche le altre
Scritture, a loro propria perdizione».
Quindi, Pietro non parlò a vanvera di Paolo, né
lo denigrò per il suo stile né per gli argomenti, che affrontava.
3. Aspetti
conclusivi
Oggigiorno, parlare a vanvera e denigrare sembra
che siano «sport» abbastanza diffusi. C’è che parla a vanvera di ciò, che
neppure comprende. C’è chi denigra pubblicamente gli altri e fa
maldicenza in privato, rivestendola di presunta «spiritualità». Per non parlare
poi della «santa ignoranza», che fa a meno di crescere nella conoscenza,
come invece viene raccomandato nella Scrittura (cfr. Pr 23,23; Col 1,10; 2 Pt
1,5; 3,18).
La Scrittura parla in proposito dello «stolto
di labbra [che] va in precipizio» (Pr 10,8.10). Geremia annunziò:
«La spada sia [sospesa] sopra i millantatori [o chiacchieroni],
cosicché diventino insensati» (Ger 50,36).
Gesù ci mise in guardia che bisogna rendere conto di ogni parola inutile.
«D’ogni parola grezza [gr. rhēma
argón; o inutile, oziosa, improduttiva], che avranno detta, gli uomini renderanno conto
nel giorno del giudizio; poiché dalle tue parole sarai giustificato, e dalle tue
parole sarai condannato» (Mt 12,36s). Paolo mise in guardia Tito dai «molti
sfrenati chiacchieroni [anypótaktoi mataiológoi] e ingannatori [frenapàtai]»
(Tt 1,10). Pietro parlò pure di coloro che sono «oziosi e sterili nella
conoscenza» (2 Pt 1,8). Per non parlare di coloro, che necessitano
ancora di latte spirituale, incapaci come sono di mangiare cibo sodo, ma pensano
di farla da maestri con coloro, che non li conoscono di persona (Eb
5,12s).
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Etic/A1-Parla_a_vanvera_GeR.htm
09-06-2012; Aggiornamento: |