Camminare in Cristo
e con Cristo, alcuni vorrebbero attuarlo nell’amore che sentono per il
prossimo (filantropia), altri negli slanci mistici, che sperimentano
(devozionalismo). Questi possono essere aspetti contingenti, ma non la
sostanza vera della fede biblica. Si può amare il prossimo, senza essere
nella verità e senza piacere a Cristo nel proprio comportamento. Si possono
avere grandi slanci spiritualistici durante i culti, ma poi vivere nel peccato
nella vita quotidiana.
Camminare in
Cristo e con Cristo si mostra essenzialmente nella conformità della propria
vita ai comandamenti di Cristo («legge di Cristo»; Rm 8,2; 1 Cor 9,21; Gal
6,2). E ciò vale anche nella solitudine, quando tutti ti abbandonano, oppure in
tempi difficili, quando si è abbattuti nello spirito. Paolo stesso scrisse: «Io
ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservata la fede…
Nella mia prima difesa nessuno s’è trovato al mio fianco, ma tutti mi hanno
abbandonato… Ma il Signore è stato con me e m’ha fortificato» (2 Tm 4,7.16s;
cfr. 1,15; cfr. Rm 8,35ss).
Ad esempio, un
idolatra o un fornicatore difficilmente potrà camminare in Cristo
e con Cristo, continuando a praticare una tale trasgressione, senza ravvedersi e
convertirsi. Infatti, praticare idolatria o fornicazione, senza ravvedimento e
conversione, esclude dal regno di Dio (1 Cor 6,9; Ef 5,5) ed è la carta di
viaggio migliore per l’inferno (Ap 21,8).
Ho incontrato
fornicatori e adulteri, che leggevano la Bibbia e pregavano insieme;
quando ho fatto loro presente che stavano offendendo Dio con i loro atti, si
appellavano nella loro «melassa devozionale fai da te» a un indistinto amore di
Dio, senza verità s’intende; anche loro, pur trasgredendo ai comandamenti di
Dio, dicevano di sentire il Signore nella loro vita! Lo stesso vale per gli
idolatri e per altre categorie di persone, che vivono nel peccato, ma
pretendono di camminare in Cristo e con Cristo! Questa è la più grande
illusione di chi si costruisce Dio a propria immagine e somiglianza.
È vero che chi
non ama non ha conosciuto Dio (1 Gv 4,8.20). Tuttavia, per ciò c’è la prova del
nove: «Da questo conosciamo che amiamo i figli di Dio: quando amiamo Dio e
osserviamo i suoi comandamenti. Perché questo è l’amore di Dio: che
osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi» (1
Gv 5,2s). Amare Dio significa osservare i comandamenti di Dio; al riguardo non
c’è alternativa.
È vero che
possiamo sentire slanci spirituali e interpretarli come presenza dello
Spirito di Dio nella nostra vita. Tuttavia, anche la psiche può produrre stati
di euforia religiosa, senza che lo Spirito Santo sia presente. Chi ha slanci
mistici durante i culti, ma vive poi nel peccato giorno per giorno, contrista e
soffoca la testimonianza dello Spirito Santo nella sua vita (Ef 4,30; 1 Ts
5,19). Allora è la sua mente che produce una devozione euforica, senza verità.
Per essere genuine e veraci, la devozione e l’etica vanno insieme come due
parti della stessa medaglia: «Ma pure il solido fondamento di Dio rimane
fermo, portando questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che sono suoi”; e:
“Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore”» (2 Tm
2,19).
Quindi, la
devozione e l’etica vanno sempre insieme. Laddove troviamo solo una o solo
l’altra, possiamo star sicuri che si tratta di una fede malata o,
addirittura, di un mero desiderio di salvezza spacciato per fede biblica
e, come tale, non permette ancora allo Spirito di attuare una vera
rigenerazione. Quasi salvato, è tutto perduto. Una fede malata contamina anche
gli altri, come una mela marcia in una cassetta di frutta.
►
Devozione ed etica: vanno sempre insieme? Parliamone {Nicola
Martella} (T)
► URL
:
http://diakrisis.altervista.org/_Etic/A1-Devoz_etica_EnB.htm
05-08-2011; Aggiornamento: 16-08-2011 |