1.
Interpretazioni del luogo
L’interpretazione della «sala di culto» è molto varia. Per gli uni è una specie
di santuario o la «casa del Signore», dove si entra in punta di piedi e
si sta attenti a ciò, che si dice o si fa, poiché il «Padron di casa» potrebbe
offendersi. Non a caso, alcuni danno nomi liturgici alla propria sala di culto,
ad esempio «tempio». Tali credenti dimenticano che a Gerusalemme i
cristiani giudaici si radunavano nelle case, oltre ad andare nel tempio,
fintantoché rimase in piedi. Altrove i cristiani si radunavano perlopiù solo
nelle case, e non c’era alcun divario fra casa e chiesa. Il termine greco
ekklesia significa «raduno, assemblea» e intende, quindi, i credenti e
non un edificio. Sacralizzare un luogo, è pericoloso, poiché si divide la
vita in sacro e profano, mentre l’intera esistenza del credente dev’essere
santa. I credenti possono radunarsi dappertutto, e per loro non cambierebbe
nulla nel loro culto. Le «sale di culto» sono uno strumento utile e non un fine;
perciò, si può essere grati di avercele, poiché aiutano una comunione più
ampia fra credenti, cosa che le case non offrirebbero, essendo in genere
piccole.
2. Perché si va
agli incontri di chiesa?
I motivi
perché si va al culto sono anch’essi vari. Alcuni vanno per comunione,
quindi per curare i contatti umani e spirituali con altri credenti, per adorare
Dio, per ricevere adeguato nutrimento spirituale e morale, incoraggiamento ed
esortazione mediante la Parola di Dio. Altri, oltre a ciò, vanno per rincuorare,
edificare e confortare altri, per servire ed esercitare i propri carismi.
Una sala di culto è anche il luogo per socializzare, così da spezzare un
po’ la solitudine e lasciarsi dietro alcuni problemi. Non mancano quei credenti,
spesso immaturi, che vanno nella sala di culto specialmente per altri motivi:
magari solo per vedere ed essere visti; specialmente per sapere le ultime novità
e curiosità; per mettersi in mostra e appagare il proprio narcisismo; per
ampliare il registro dei propri pettegolezzi infrasettimanali; per trovare
motivi per lamentarsi su coloro, che sono coinvolti nel servizio; perché magari
quel giorno c’è l’agape e si mangia insieme; perché, se si riesce a prendere la
parola durante il tempo delle testimonianze, ci si può un po’ sfogare; e così
via.
Tu
perché vai nella sala di culto della tua assemblea?
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
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1. {Nicola Martella}
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Per
l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare
la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi confacenti al
tema):
■ «Ed
essendo quotidianamente concordi nell’essere assidui nel tempio e nel
rompere il pane nelle case, prendevano il cibo con gioia e semplicità di
cuore, lodando Dio e avendo il favore di tutto il popolo. Il Signore vi
aggiungeva quotidianamente i salvati» (At 2,46s; traduzione
letterale; «rompere il pane» = «prendere un boccone»).
■ «E
ogni giorno, nel tempio e per le case, non cessavano di insegnare
e di portare il lieto messaggio che Gesù è il Cristo» (At 5,42).
■ «Non
sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in
voi? Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è
santo; e questo tempio siete voi» (1 Cor 3,16).
■ «Che
dunque, fratelli? Quando vi radunate, ciascuno [di voi] ha un salmo, ha
un insegnamento, ha una lingua, ha una rivelazione, ha una interpretazione. Ogni
cosa avvenga per edificazione!» (1 Cor 14,26; traduzione letterale).
■ «Mentre
io vi do queste istruzioni, io non vi lodo del fatto che vi radunate non per il
meglio, ma per il peggio. Poiché, prima di tutto, sento che quando vi
adunate in assemblea, ci sono fra voi delle divisioni; e in parte lo
credo; perché bisogna che ci siano fra voi anche delle fazioni, affinché
quelli che sono approvati, siano manifesti fra voi» (1 Cor 11,17ss; cfr.
1,11).
■ «Quando
dunque, fratelli miei, vi adunate per mangiare, aspettatevi gli uni gli
altri» (1 Cor 11,33).
■ «Costoro
sono delle macchie nelle vostre agapi, quando banchettano con voi
senza ritegno, pascendo se stessi; nuvole senz’acqua, portate qua e là dai
venti; alberi d'autunno senza frutti, due volte morti, sradicati...» (Gd
1,12).
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11. {Vari
e medi}
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12. {Vari
e brevi}
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La «partecipazione» dimenticata {Nicola Martella} (A)
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Sale_di-culto_UnV.htm
01-09-2013; Aggiornamento: 05-01-2016 |