«Gesù non ti chiede di portare con lui la pesante croce,
ma un piccolo pezzo
della sua croce»
(Padre Pio da Pietrelcina, ossia Francesco Forgione).
Ho trovato in rete
tale affermazione ad effetto che, se analizzata a fondo, con la Bibbia alla
mano, potrebbe rivelare un alto indice di deviazione dottrinale,
sebbene essa sia stata velata nella terminologia da un linguaggio illustrativo e
da uno spiritualismo misticheggiante, che possono far presa ed effetto
sull’animo religioso.
A guardare bene, si tratta di una
dottrina biblicamente sbagliata basata su approssimazioni! Gesù non ci ha mai chiesto di
portare la sua propria croce (in tutto o in parte), poiché questo lo ha
fatto lui stesso e da solo. In tali momenti della sua passione e morte, tutti i
discepoli lo avevano abbandonato. In qualche modo, qui viene sottilmente suggerita una
compartecipazione alla propria redenzione e l’incapacità di Cristo di crearla da
solo e del tutto. Inoltre, viene data alla sofferenza personale la capacità di
espiare i propri peccati, almeno in compartecipazione alle sofferenze di Cristo.
In effetti,
Gesù ha preteso qualcosa di diverso: «Allora Gesù disse ai suoi
discepoli: Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso e
prenda la sua croce e mi segua»
(Matteo 16,24). Ciò significava, che chi lo seguiva, doveva vivere come uno, che
si considerava un condannato a morte; quindi doveva seguirlo al 100%, senza se e senza ma
(cfr. vv. 25ss).
Come si vede, l’errore sta sempre nel dettaglio. Qualcosa, che è quasi
giusta, si rivela poi del tutto sbagliata. Bisogna rendersi conto che basta spostare leggermente gli accenti
teologici (si veda come fecero già il serpente ed Eva nell’Eden!), e la redenzione diventa
un prodotto antropologico (umanesimo cristianizzato, spiritualismo umanistico), invece di rimanere
l’esclusiva e irripetibile opera di Cristo. «Egli è entrato una volta per sempre nel santuario
[celeste], avendo acquistata una redenzione eterna» (Ebrei 9,12; cfr. 7,27;
10,10).
Inoltre, il Cristo glorioso non porta più la
croce, poiché lo ha fatto una volta sola circa due millenni fa; né è assolutamente possibile,
storicamente parlando, che possiamo ancora portare noi la sua croce, ma
ci è richiesto di portare la nostra. «Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore più; la morte non lo signoreggia più. Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio» (Romani 6,9s).
Il misticismo
spiritualista e le approssimazioni dottrinali sono una vera minaccia per la
verità biblica. Bisogna stare attenti a non essere come «bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore» (Ef 4,14).
Bisogna guardarsi dai maestri, che insegnano approssimazioni dottrinali, le
quali lì per lì possono anche appagare l’animo religioso. «Verrà il tempo che
non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d’udire si accumuleranno
insegnanti secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole» (2 Timoteo 4,3s).
Lo spiritualismo umanistico e l’umanesimo misticheggiante, suggerendo una
compartecipazione alla propria salvezza, sembrano appagare l’amor proprio
religioso, ma effettivamente fanno deviare dalla
semplicità dell’Evangelo di Cristo e portano, perciò, a fraintendere il
messaggio salvifico di Dio e a perdere l’anima propria. Tuttavia, la Bibbia
afferma quanto segue: «Dio ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata,
non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità» (2
Timoteo 1,9). «Infatti, è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio.
Non è in virtù di opere, affinché nessuno se ne vanti» (Efesini 2,8s).
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I contributi sul tema
▲ (I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante
1. {Pietro Calenzo}
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Carissimo Nicola, shalom. In particolar modo
(ma non solo) nel caso di specie sopra illustrato, il nemico è molto sottile.
Saggiamente anche Lutero affermava che il maligno è la scimmia di Dio. Molto
spesso l’apostasia e l’eresia si annidano in piccole ma particolari
disquisizioni, apparentemente secondarie. Benedizioni in Gesù Messia.
{28-11-2011}
2. {Francesco Giordano}
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Concordo in pieno, Nicola; poiché se Cristo ci
avrebbe chiesto di portare la sua di croce (sofferenza per il peccato),
per noi non ci sarebbe stato scampo. Sarebbe stata inutile anche la sua
venuta sulla terra a pro di noi peccatori! Ma siccome il suo sacrificio è
valido per noi, ci ha chiesto di portare la nostra croce; ciò inizia
col portare la nostra
carne peccaminosa a Lui, affinché il suo prezioso sangue la possa
lavare! {29-11-2011}
3. {Giovanni Sarruso}
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Contributo: Se ne siamo capaci,
certamente, come Simone di Cirene. {21-11-2012}
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Nicola Martella: Simone di Cirene fu
obbligato a portare la croce materiale di Gesù per un tratto, ma non andò in
croce. «Mentre
uscivano, trovarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a
portare la croce di Gesù»
(Mt 27,32). Tale «legno» è marcito da circa due millenni. E anche se ci fosse
ancora, portarlo non genererebbe nulla, oltre al peso. Infatti, Gesù ha
comandato ai suoi seguaci di portare la loro propria croce, non quella sua! «Allora
Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se
stesso e prenda la sua croce e mi segua» (Matteo 16,24). Ciò
significa oggigiorno accettare Gesù quale Messia, ossia come proprio personale e
unico Salvatore e Signore.
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12. {Autori
vari}
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Franco D’Antoni: Sono ciechi loro e fanno cadere gli altri nell’equivoco. {21-11-2012}
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Piero Pecoraro: Grazie Nicola! Condivido
perfettamente! Purtroppo questo versetto è stato preso alla lettera da
molti «religiosi» e non soltanto. Si sa infatti che le Sacre Scritture nel loro
contesto, se interpretate e lette in maniera letterale, diventano un «pretesto»
e danno spazio al misticismo, un classico del clero cattolico e non solo. È
infatti indispensabile una sana conoscenza, che solo un credente salvato
può insegnare, perché provvisto della giusta luce e trasparenza scritturale.
{21-11-2012}
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Nicola Martella: In Matteo 16,24 Gesù parlò
della croce dei discepoli, che essi dovevano portare, non della sua propria.
Quindi, non c’è molto da interpretare in tale verso. In effetti, molti degli
apostoli morirono poi anche di una morte cruenta, così Pietro (Gv 21,19) e
Giacomo (At 12,1s). La Bibbia è da interpretare in senso letterario,
ossia secondo i generi letterari presenti nel testo (uso letterale o traslato,
poesia o prosa, ecc.).
► URL:
http://diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Portare_croce_Cristo_EdF.htm
23-12-2011; Aggiornamento: 21-11-2012 |