Nella nostra
comunità abbiamo un giovane fratello in fede, che chiamiamo qui «Federico». Egli
ha un grande amore per le anime, che non conoscono ancora Gesù quale Signore e
Salvatore, e un grande zelo evangelistico. Ha altresì una certa passione per lo
sport, e dovunque va a correre, lascia dietro di sé una «traccia» di
letteratura cristiana (trattati, foglietti del calendario e simili), che
egli mette in posti strategici, lungo il cammino. E persone, che vanno a correre
come lui, hanno confermato di leggere tali scritti.
Infatti,
ultimamente, qualcuno ha messo in rete delle foto col titolo «Prendere il sole o
portare luce?». In pratica, Federico rifletteva come essere di testimonianza su
quella spiaggia; infine, coinvolse un altro credente, che lo aveva visitato, e
insieme avevano scritto sulla sabbia con grandi caratteri: «Gesù è morto
per te, e tu?». Dal nostro colloquio telematico e goliardico mi è nata l’idea di
scriver questa nota sulla «comunicazione efficace».
Scherzosamente
scrissi sotto tale foto con la scritta un po’ ambigua: Non ti meravigliare se,
dopo tale «e tu?» finale sulla sabbia, qualcuno aggiunga sotto: «Grazie,
io sono ancora vivo!». Comunque, feci i miei complimenti al bravo «evangelista
da spiaggia». Poi, aggiunsi riguardo a Federico: Bisogna fargli un corso di
comunicazione efficace, per evitare i fraintendimenti!
Egli cercò di
spiegarmi che, sebbene i passanti fossero pochi, quasi tutti sostarono davanti
al nome di Gesù.
Quindi,
messaggi non del tutto chiari e inequivocabili possono indurre i lettori in
tutt’altra direzione rispetto alle attese. Questo deve farci porre la
riflessione su come possiamo comunicare in modo efficace, trattandosi della
«buona notizia» di Gesù Cristo.
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante
1. {Nicola Martella}
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Per
l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare
la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi confacenti al
tema):
■ «Ecco me,
e i figli, che l’Eterno mi ha dati; noi siamo dei segni e dei presagi in
Israele da parte dell’Eterno degli eserciti, che abita sul monte di Sion» (Is
8,18).
■ « Egli
propose loro un’altra similitudine, dicendo: “Il regno dei cieli è simile a... ”»
(Mt 13,24.31.33.44s.47.52; 18,23; 20,1). «Diceva dunque: “A che è simile
il regno di Dio, e a che l’assomiglierò io? Esso è simile a... »
(Lc 18,18s.20s).
■ «E i capi
sacerdoti e i Farisei, udite le sue similitudini, si avvidero che parlava
di loro... E Gesù prese di nuovo a parlare loro in similitudini... » (Mt 21,45;
22,1s).
■ «Pur
essendo libero da tutti, mi sono fatto servitore di tutti, per
guadagnarne il maggior numero; con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per
guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come
uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge),
per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge,
mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge
di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono
senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli;
mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni»
(1 Cor 9,19-22).
■ «Amati,
io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali
concupiscenze, che danno l’assalto contro l’anima, avendo una buona condotta
fra i pagani, affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori,
osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno in cui li
visiterà» (1 Pt 1,11s).
■ «Anche
voi, mogli, siate sottomesse ai vostri mariti perché, se anche ve ne sono che
non ubbidiscono alla Parola, siano guadagnati, senza parola, dalla
condotta delle loro mogli, quando avranno considerato la vostra condotta
casta e rispettosa» (1 Pt 3,1s).
■ «Siate
sempre pronti alla difesa verso ognuno, che vi chiede conto della
speranza, che è in voi, ma [fatelo] con mansuetudine e rispetto, avendo
una buona coscienza; affinché quando parlano di voi come malfattori, rimangano
svergognati quelli, che calunniano la vostra buona condotta in Cristo»
(1 Pt 3,15s).
2. {Claudio Zappador}
▲
È indubbio che ci
siano fratelli, che hanno chiaramente ricevuto un dono dal Signore, per
cui riescono a evangelizzare con grande efficacia. Tuttavia, non dimentichiamo
che, trattandosi di un dono di Dio, possiamo ricorrere alle «armi» spirituali,
per crescere nella nostra opera di evangelizzazione.
Penso sia
necessario quanto segue: ▪ 1. Pregare il Signore, affinché ci guidi e
ci metta nel cuore le parole corrette; ▪ 2. Migliorarci attraverso
l’esempio di fratelli più esperti di noi; ▪ 3. impegnarci a conoscere
meglio la Parola di Dio, senza dimenticare che non siamo non che convertiamo, ma
è l’opera dello Spirito Santo; ▪ 4. spesso poche parole guidate dallo
Spirito hanno più peso di tanti ragionamenti: esistono anime che si sono
convertite nel solo sentirsi dire: «Gesù ti ama!».
Tuttavia non
dimentichiamo che, oltre al linguaggio verbale, che indubbiamente è
fondamentale, penso che sia molto importante la nostra testimonianza
della nuova nascita, che si evidenzia nell’entusiasmo e la gioia, che la
vita in Gesù mette nei nostri cuori e chi ci guarda nota in noi, anche nel modo
in cui ci comportiamo e affrontiamo le prove della vita. Se siamo
in viva comunione col Signore, allora anche i nostro modi e il nostro parlare
potrà acquistare una dolcezza, che potrà favorire l’ascolto da parte di
chi non ha accettato Gesù nella propria vita.
Quindi
comunicazione verbale e comportamentale. La prima è migliorabile con
l’esercizio anche pratico; la seconda, solo in base al livello di
santificazione, che esprimiamo nella nostra vita e alla qualità della nostra
relazione col Signore. {04-09-2014}
3. {Luigi Avella}
▲
Questo tema mi fa
ricordare i primi tempi, quando ci sentivamo dei crociati dell’Evangelo.
Mi ricordo che qualcuno di noi fratelli scrisse su un muro, davanti al
quale passava ogni mezz’ora un pullman»: «Dio ti ama, accettalo...». Dopo
qualche giorno, i commenti erano come con l’accetta. E quello diciamo che
ci diede una certa visione sul come porgere la conoscenza del piano di
Dio agli altri. Invitare le persone a riflettere, per poi trovare il giusto
aggancio, con il prossimo non è sempre facile. Tante volte si parte col
versetto biblico, e qualcuno pensa che apparteniamo a un tempo antico,
trasportati da un’epoca all’altra, magari con l’aiuto di una macchina del tempo;
altri si sentono disturbati nella propria «pace», quando si parla di
Gesù.
Tuttavia, posso dire che nel momento in cui si evangelizza, non si può negare il
fuoco della verità, che brucia nel cuore di chi parla; e molte volte si
parte e non si sa quando fermarsi. Un professore (non credente), un giorno,
ascoltando l’esposizione dell’Evangelo, disse: «Lei, caro signore, deve essere “chiaro,
corto e conciso”; si ricordi le tre “C”». Evidentemente tale credente stava
esponendo la parola di Dio in un modo un po’ disordinato, magari
allungato anche con una miriade d’illustrazioni, metafore ed esempi.
{05-09-2014}
4. {Lucia Vitangeli Giannicola}
▲
■
Contributo: Un errore, che spesso si fa
(e che anch’io, a mio tempo, ho fatto), è quello di dire ai non-credenti che Dio
ha un piano meraviglioso per la loro vita, raccontando ciò che Dio ha fatto
nella mia. Così facendo, ci si scorda che loro non possono comprendere il
«piano spirituale» di Dio per l’umanità, visto che non hanno lo Spirito di Dio.
Ci si scorda pure come morì gran parte degli apostoli e come muoiono tutti i
perseguitati ancora oggi nel mondo. Piuttosto, dovremmo aiutare l’uomo lontano
da Dio a far comprendere il suo bisogno di Dio, che solo
attraverso Gesù può soddisfare, aldilà di ciò che gli si prospetterà
materialmente in questa vita. {05-09-2014}
▬
Nicola Martella:
Paolo, quando parlava con i Gentili, quindi con persone a digiuno
con la verità scritturale, cercava un approccio generale riguardo alla creazione
e al Creatore, per poi arrivare a Gesù. Quando questo apostolo aveva a che fare
con Giudei, Gentili simpatizzanti col giudaismo (cfr. Cornelio) e
sinagoghe, egli partiva dalla dimostrazione scritturale, secondo cui Gesù era il
Messia promesso.
Per far venire
«appetito di Dio» nei non-credenti, non si può escludere a priori la
narrazione della propria storia personale (o testimonianza), in cui si
mostra chi si era e ciò che si è diventati per grazia di Dio; anzi, penso che
essa sia molto efficace, se si rinunciano a molti «fronzoli verbali»
tipici dell’evangelichese e si va al nocciolo concreto delle cose, narrando le
cose così, come gli altri le possono capire. I non-credenti, pur non avendo lo
Spirito Santo, sono creati a immagine di Dio, quindi portano nella
propria coscienza un riflesso del loro Creatore e hanno dentro di sé una certa «fame
di Dio». Un’evangelizzazione efficace porta alla luce ciò, che sta
sotto le macerie di una vita rovinata dal peccato, e alimenta la «sete di
verità», che si trova in ogni uomo. Quindi, non è sbagliato raccontare che
Dio ha un piano benefico per l’uomo e l’umanità (cfr. At 17,26ss.30s), né
è sbagliato dare una sobria testimonianza della grazia di Dio nella
propria vita. Proprio dalle cose udite potrebbe scattare la «sete di Dio» (Rm
10,17); non bisogna mai sottovalutare le possibilità del Signore... anche
quando abbiamo pochi pani e pochi pescetti (Mt 14,17-21).
5. {Manuel Messali}
▲
■
Contributo:
1. Domani indosserò la maglietta con un’altra scritta. Mi auguro
che il suo messaggio vada a segno nel cuore e nell’emisfero celebrale di chi
leggerà. Il prossimo anno partito con sette magliette; l’intento è
questo: «Una maglietta al giorno leva il peccato di torno». {03-09-2014}
2. Questa
mattina, non vedevo l’ora di uscire, per continuare a rendere gloria a Dio e per
fare la mia solita camminata semi-sportiva. Come previsto, ho incontrato alcune
persone che ieri, passeggiando sulla spiaggia, hanno notato le scritte per
terra e le hanno collegate a me, grazie alla maglietta che indossavo
(«Ho ucciso Gesù e... ora vivo per Lui»). Mi hanno chiesto, se ero l’artefice di
tale scritta e se ero evangelico; passai così un’oretta a testimoniare e
a suggerire loro la lettura della Parola. Oggi sulla spiaggia si leggeva una
nuova scritta: «Io sono la Via...», e cioè per venti metri sul lungo mare.
{04-09-2014}
■
Sandro Carini: Sono d’accordo con le sette magliette, una al giorno. E poi impariamo
dall’apostolo Paolo a diventare «camaleonti di empatia», ovvero a farci
greci con i greci, deboli con i deboli, ecc. Insomma dovremmo adeguarci
alla cultura, al temperamento e al carattere di chi il Signore ci mette di
fronte, per portagli la buona notizia.
E penso un’altra cosa: fare le vacanze insieme tra fratelli ed
evangelizzare in modo strategico, unendo i nostri doni e le nostre forze, credo
porterebbe a diffondere di più il seme della Parola e, in prospettiva
futura, a più frutto. {05-09-2014}
6. {Bruno Salvi}
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■
Contributo: È sbagliato addolcire il
messaggio della grazia, evidenziando solo le verità benefiche, trascurando
invece la perdizione (in caso di rifiuto), per timore di colui, che sta
ascoltando, pensando così di essere più credibile. Ci sono occasioni, in cui
persone si mostrano interessate, per parlare e sfoggiare la loro presunta
conoscenza biblica; poi, dopo averle ascoltate, ti dicono che hanno fretta e
devono andare. Cosa è successo? Che la persona ha occupato il tempo stabilito,
andando a spasso, facendo versettologia biblica, senza aver ascoltato «Cristo
crocifisso, morto e risorto». Quando si avverte che il tempo a disposizione
potrebbe terminare da un momento all’altro, credo che bisogno andare subito
al dunque. {05-09-2014}
▬
Nicola Martella: Non si tratta di addolcire
l’annuncio di grazia e di giudizio, ma di presentarlo così che l’altro lo
comprenda. Perché questo avvenga, bisogna capire la mentalità
dell’altro, fare un approccio in base alla situazione culturale dell’altro e
creare le basi (pre-evangelizzazione), perché egli capisca veramente di che
cosa si tratta. Il nostro approccio dipende sempre dalle persone che ci stanno
davanti; ecco alcuni esempi. Paolo non parlò a un Giudeo e a un
Gentile allo stesso modo. Inoltre, nell’areopago, parlando con gente di cultura,
citò un poeta greco; quando andò presso il fiume e trovò la commerciante Lidia e
altre donne, usò un altro approccio. Filippo, predicando l’Evangelo in
Samaria, fece prodigi e cacciò i demoni (At 8,5s); con l’Etiope, che leggeva
Isaia (era probabilmente un Ebreo), fece l’esegeta della Parola (vv. 26ss). In
ambedue i casi, Filippo arrivò ad annunciare Gesù.
■
Bruno Salvi: Ho capito grazie! L’avevo intesa in modo diverso, tipo
incontri occasionali per strada. Condivido. {05-09-2014}
▬
Nicola Martella: Anche negli incontri
occasionali non bisogna fare il rullo compressore, ma alimentare
nell’altro soprattutto la «fame di Dio» e la «sete di verità»
biblica. Poi, bisogna parlare in modo conforme alla mentalità dell’altro
e secondo il bisogno altrui. Ad esempio, è fuori luogo parlare contro il
misticismo con un ateo; non serve a nulla parlare contro l’agnosticismo
con un buddista. Inoltre, non dovremmo scaricare subito sugli altri tutta
la «sana dottrina», ma dovremmo accendere dapprima una lampada nel buio.
■
Bruno Salvi:
Niente da obbiettare! Caro Nicola, condivido tutto quello che hai scritto. Io
per grazia di Dio, conosco un uomo che da circa 32 anni parla della grazia del
Signore per strada, in case e dove capita. Parlare in assemblea o
in chiesa, è diverso, così pure l’uditorio. Per strada incontri tossici,
delinquenti, ecc. E a volte le circostanze non ti permettono di fare tanti
calcoli. Nella città, dove sto, ad esempio, d’estate ci sono molte persone, che
le vedi una volta e poi non le vedi più.
Una volta vidi una
persona sul manifesto mortuario. La persona deceduta l’avevo incontrata
tempo prima; avendola riconosciuta, non ricordavo se aveva ascoltato l’Evangelo
della salvezza. Così da quel giorno passo dei momenti di adorazione al
Signore, per domandargli di essere sempre pronto, secondo il suo volere,
e di essere rivestito della sua armatura, per farmi grazia di essergli utile.
{05-09-2014}
7. {Tommaso Failla}
▲
■
Contributo:
Sono cristiano avventista, come sai. In relazione alla evangelizzazione
efficace credo che non ci sia una proposta, che calzi bene a tutti; non c’è
un uomo uguale a un altro per nessuna ragione, tanto culturale, per età, per
convinzioni, per esperienze varie e chi più ne ha più ne metta.
Testimoniare è imperativo dato da Gesù; e
ognuno che sta dalla parte di Gesù, se non vuole essere ripreso dallo stesso
Gesù come biblicamente accaduto, dovrebbe incoraggiare e sostenere quel
tale senza metterlo in difficoltà.
Credo però, nella mia vita, vissuta cristianamente
come mi è stato possibile, non mi sento d’incoraggiare a riflettere sui difetti
dei cristiani né delle Chiese, ancor meno di chi evangelizza; mi sentirei invece
di consigliare di trovare insieme ciò, che ci unisce, e partire da lì per
un percorso comune, esaltante e gioioso. La vita c’infligge spesso tante
sofferenze, non credo sia utile alla causa di Dio e alla nostra salvezza,
ritrovarsi per cercare i difetti. Farebbe bene solo al nemico.
«Perciò, bandita la
menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni
degli altri. [... ] Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete
qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca
grazia a chi l’ascolta. Non rattristate lo Spirito Santo di Dio, con il quale
siete stati suggellati per il giorno della redenzione» (Efesini 4,25.29s).
{05-09-2014}
▬
Nicola Martella:
La persona, di cui parlo, in questo tema, è un giovane membro della
nostra assemblea. Se tu hai letto l’intero scritto, come spero, potrai vedere
che ho elogiato tale fratello per la sua passione verso le anime perdute.
Questo tema viene attualmente discusso nella nostra comunità per fare meglio,
per comunicare efficacemente, e ciò vale per ognuno di noi. Quindi, non si
tratta di cercare difetti in chi evangelizza, ma di aiutarli a essere più
efficaci; cosa dovrebbero altrimenti fare i conduttori di una chiesa verso i
membri della stessa? Noi spingiamo e incoraggiamo i credenti a
testimoniare e a farlo con gentilezza e moderazione verso le persone, che stanno
loro dinanzi. Per fare una similitudine, un istruttore non può limitarsi solo a
insegnare a sparare ma, per non riscaldare semplicemente l’aria, facendo
perdere tempo, energie e altro, bisogna anche che insegni a mirare e
centrare l’obiettivo. Anche Paolo esprime cose del genere con la box e la corsa:
«Io quindi corro così, non in modo incerto;
lotto al pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi, tratto duramente
il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver
predicato agli altri, io stesso sia squalificato»
(1 Cor 9,26s).
Ciò, che unisce un istruttore (tale è anche
ogni conduttore) e un allievo (tale è anche ogni discepolo), è arrivare al
risultato dell’istruzione, alla formazione efficace e completa. Altrimenti
lo zelo resterà senza conoscenza, e i risultati rimarranno mediocri. Giustamente
afferma la sapienza: «Se il ferro perde il
taglio e uno non lo arrota, bisogna che raddoppi la forza; ma la
saggezza ha il vantaggio di riuscire sempre» (Ec 10,10). Di questo si
tratta anche nell’evangelizzazione!
8. {Salvatore Canu}
▲
■
Contributo:
L’errore
più grande, che si può fare è quando siamo noi a parlare e non la
Scrittura! È così quando ragioniamo noi (con la nostra mente e con i nostri
pensieri), in quanto i pensieri di Dio non sono i nostri. Ma tutta altra cosa è
quando si parla della Scrittura per mezzo dello Spirito. Un altro punto è che
noi non possiamo convincere nessuno. Gesù non è un prodotto, che i
rappresentanti devo vendere. Noi siamo dei messaggeri, il messaggio lo
scrive il Re; noi non possiamo né aggiungere né togliere. Il messaggio può
essere piacevole o meno, ma è quello il messaggio! Che il Signore ci
aiuti, e soprattutto che noi possiamo piegare le ginocchia del nostro cuore, che
sia Lui a parlare sempre e che noi possiamo tacere! Vorrei chiudere con una
frase: Leggi la Parola, fa’ ciò che vi è scritto, e dopo lo capirai! Non
avviene al contrario. {06-09-2014}
▬
Nicola Martella:
Visto che lo Spirito sostiene comunque quelli, che parlano da
parte di Gesù, usando la Scrittura, come mai un Pietro, un Paolo, un
Apollo, agivano e argomentavano in modo differente tra loro e anche a
seconda di chi stava loro dinanzi? Inoltre, è proprio così che i «messaggeri»
non dovrebbero fare nulla per persuadere e convincere mediante i giusti
argomenti o con le giuste risposte alle obiezioni altrui? Vediamo
alcuni brani, che attestano proprio tale sforzo:
● Il conduttore dev’essere «attaccato alla
Parola sicura, così come è stata insegnata, per essere in grado di
esortare secondo la sana dottrina e di convincere quelli, che
contraddicono» (Tt 1,9).
● Paolo «ogni sabato discorreva nella
sinagoga, e persuadeva Giudei e Greci» (At 18,4; cfr. v. 13; 26,28).
● A Roma, Paolo «dalla mattina alla sera
annunciava loro il regno di Dio rendendo testimonianza e cercando di
persuaderli per mezzo della legge di Mosè e per mezzo dei profeti, riguardo
a Gesù» (At 28,23).
● Apollo, «con gran vigore, confutava
pubblicamente i Giudei, dimostrando per le Scritture che Gesù è il Cristo»
(At 18,28).
Per fare ciò e persuadere gli uomini (2 Cor 5,11),
bisognava usare gli argomenti giusti e la giusta confutazione
delle obiezioni. Ciò significa preparazione biblica e studio delle
Scritture. Tutto ciò richiede impegno e intelligenza riguardo alle cose da
presentare e come farlo.
Allora, quali sono gli elementi di una comunicazione
efficace?
■
Salvatore Canu:
La Parola di Dio! Come hai citato sopra «attaccato alla parola sicura»,
la dottrina di Cristo e non dell’uomo. Esortare sempre e solo citando le
Scritture, in quanto sono complete e di nulla mancanti. «Ogni Scrittura
ispirata da Dio è utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla
giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera
buona» [2 Tm 3,16s, N.d.R.] Perciò, abbiamo una risposta per ogni
cosa, se ci attendiamo alle Scritture, come avevi citato tu un’altra volta, che
non bisogna togliere niente fuori dal contesto: «Ogni versetto tolto dal
contesto diventa un pretesto».
Anche nelle
situazioni spiacevoli abbiamo un insegnamento del Signore Gesù sul Monte degli
ulivi: «Quando vi condurranno per mettervi nelle loro mani, non
preoccupatevi in anticipo di ciò che direte, ma dite quello che vi sarà
dato in quell’ora; perché non siete voi che parlate, ma lo Spirito Santo»
(Marco 13,11). {06-09-2014}
▬ Nicola
Martella: Tutto ciò è una premessa
accettabile. Tuttavia, non leggo nulla di una comunicazione efficace.
Gesù non parlò allo stesso modo, ad esempio, con la Samaritana, con gli
scribi, con le folle, con i suoi discepoli e così via. Egli era un maestro della
comunicazione efficace. È di questo che si tratta qui.
Versi come
Marco 13,11 riguardavano il tempo in cui gli apostoli del Signore sarebbero
stati messi in mano dei tribunali, sarebbero
stati flagellati nelle sinagoghe e sarebbero stati condotti davanti a
governatori e re (Mt 10,17ss); così poi avvenne agli apostoli (At 4; 5; 12;
ecc.). Bisogna stare attenti a trarre da tali parole circostanziate una dottrina
universale per tutti i credenti, che li spinga alla spontaneità senza
preparazione. Paolo insegnò che le funzioni ministeriali di base furono date
dal Signore alla chiesa, «per il perfezionamento
dei santi, per l’opera del ministero, per la edificazione del corpo di Cristo»,
per creare credenti maturi e stabili nel Signore (Ef 4,1ss). Chi vuole
confutare le menzogne di un certo tipo, deve conoscere quelle e le
risposte bibliche in merito (cfr. At 18,28; Gal 2,4s.11.14ss); altri tipi di
argomenti sarebbero fuori posto. Qui non si può contare sulla spontaneità
soltanto, ma bisogna studiare e prepararsi.
9. {Sandro Carini}
▲
Nota
redazionale: Questo lettore risponde qui di seguito alle domande poste da me
sopra.
■ 1.
Secondo te, quali sono alcuni errori, che fanno i cristiani biblici nella
testimonianza dell’Evangelo? → Risposta: Diamo per scontato che alcune
affermazioni bibliche siano chiare ed esplicite per gli altri, come lo sono per
noi, e che parlino al cuore delle persone come, lo hanno fatto con noi.
■ 2.
Conosci alcuni esempi specifici di errori, che vengono fatti nella comunicazione
della verità? → Risposta: In alcuni casi, riveliamo troppe di verità a
persone non preparate sull’argomento, e lo facciamo a raffica e in pochi minuti.
Il risultato è che invece di dare da mangiare del latte a dei «neonati», diamo
loro delle enormi bistecche di cinghiale.
■ 3.
Secondo te, quali sono alcuni criteri importanti di una comunicazione efficace
della «buona notizia» di Gesù? → Risposta: Dovremmo trattare la persona,
che abbiamo davanti, con empatia, comprendere i suoi bisogni e guidare il
discorso pian pianino, in modo da stimolare nell’altro la curiosità su cosa c’è
di nuovo e importante da conoscere su Gesù e sulla sua opera. In questo modo lo
rendiamo partecipe e saremo più ascoltati, perché sarà lui a farci le domande.
■ 4.
Quali lezioni hai imparato personalmente dalla riflessione su questo tema? →
Risposta: Dobbiamo avere pazienza, perseveranza, preparazione biblica e
anche culturale e sociale, perché potremo usare queste qualità e conoscenze per
adeguarci alla cultura di chi il Signore ci ha messo di fronte. Potremo anche
sfruttare le nostre esperienze di vita pratica per annunciare l’Evangelo, usando
aneddoti o metafore, che portano la persona a riflettere in modo pratico.
Inoltre, se si trattasse di una persona, che incontriamo spesso, possiamo
seminare e innaffiare un po’ alla volta. Una cosa molto importante è essere
coerenti con ciò, che predichiamo e annunciamo.
● Che cosa
dovresti cambiare nel tuo approccio personale e nel tuo modo di comunicare col
tuo prossimo? → Risposta: Dovrei dare più spazio all’altro e, con brevi
ma mirati interventi, guidarlo con pazienza verso l’obiettivo, che mi sono
posto: annunciargli l’Evangelo.
■ 5. E
inoltre, analizza te stesso... :
● Quando
parli con gli altri del Signore, il tuo intento principale è d’incoraggiare la
luce che c’è in loro, oppure di andare subito allo scontro e alla resa dei conti
con la religione o le ideologie degli altri? → Risposta: Molto dipende da
chi mi trovo di fronte. Se so che è un TDG o un esoterista, lo porto allo
scontro frontale. Se è un cattolico, cerco di fargli vedere la figura di Gesù e
le sue immense qualità e le vere ragioni della sua venuta. E se lui poi mi porta
come sempre il confronto con i santi e la madonna, gli dico che Gesù Cristo è
uno e che sono disposto a parlare solo di Gesù; questo perché nel passato ho
fatto molti scontri su queste cose e non hanno mai portato a nulla di buono.
Mentre se è un ateo, una persona non condizionata da dottrine, cerco di
comprendere gli argomenti che gli piacciono e pian pianino cerco d’inserire
esempi di vita personale, che danno una buona testimonianza, e cerco di fargli
suscitare la curiosità su come ho risolto alcuni miei gravi problemi. Certo, se
me lo chiede, gli parlo della mia fede in Gesù.
● In tali
occasioni, soffi lentamente sulle poche scintille di verità, presenti nella vita
altrui, nella speranza di rinfocolare il fuoco della conoscenza di Dio nella sua
vita? → Risposta: Ora, ci provo sempre.
● Oppure ti
comporti subito come la carta vetrata, che vuole smerigliare con forza tutte le
falsità presenti nella vita altrui, ferendo e scandalizzando l’altro? →
Risposta: Nel passato, questo era un errore nel quale spesso cadevo.
● In
pratica, porti una «buona notizia», oppure ti porti dietro sempre i guantoni da
box? → Risposta: Oggigiorno, cerco di portare la buona notizia.
● Il tuo
intento evangelistico è quello di comunicare la verità, calandola nella
mentalità altrui, oppure quello di rimanere unico e impavido vincitore sul
campo? → Risposta: Oggigiorno, cerco di trovare la breccia nel cuore di
chi il Signore mi ha messo davanti.
● In
pratica, quanto è efficace il tuo modo di comunicare la «buona notizia»? →
Risposta: Spero sia migliorato, e con la pratica, lo studio, la perseveranza
e l’aiuto di Dio si affini sempre di più. {07-09-2014}
10. {}
▲
11. {}
▲
12. {Autori
vari}
▲
■
Alessio Rando: Il problema è che molto
spesso diamo per scontato che gli altri conoscano il nostro gergo
«evangelico», ma non è realmente così. Secondo me dovremmo parlare di Gesù con
un gergo, che rispecchi di più il modo di pensare dei non credenti, dobbiamo
andare loro incontro. {04-09-2014}
■
Claudia Biscotti: In effetti, io ho
difficoltà a trasmettere la verità. Alcune volte, non so come approfittare
delle occasioni: ci provo, ma non sono soddisfatta delle mie spiegazioni;
altre volte mi sembra vada meglio, ma non sono del tutto convinta.
{04-09-2014}
■
Sandro Carini: Io
riformulerei tale slogan così: «Gesù è morto per te, e tu ti sei mai chiesto perché?» {05-09-2014}
■
Sohoreanu Cristina: Io avrei aggiunto: «...Gesù è anche resuscitato per te» {05-09-2014}
■
Luigi Malingonico: Bisogna
contestualizzare. La Samaritana al pozzo cercava acqua? Gesù le promise l’acqua. {04-09-2014}
►
URL: http://http://diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Evangelichese_Mds.htm
04-09-2014; Aggiornamento:
15-09-2014