1. IL MODELLO PARTECIPATIVO: All’inizio di
un’opera, ci si incontra insieme intorno a un tavolo, in casa, con le
Bibbie alla mano, semplicemente per edificarsi. Non c’è bisogno di un pulpito,
né di stare in fila indiana, guardando la schiena di chi sta davanti, né di
ascoltare monologhi e di assistere a spettacoli. Le case sono chiese (=
luoghi di raduno); l’assemblea riguarda le persone e non le mura di un
cosiddetto «luogo di culto».
Nel modello partecipativo, ci si incontra per
piacere e non per dovere. Tutti si guardano negli occhi e si percepiscono come
persone amate e stimate. Si aprono le proprie case e le proprie vite.
Tutti si
esercitano a edificare gli altri in modo spontaneo, partecipativo e rispettoso. L’uno dà
una spiegazione testuale, secondo il suo dono. Un altro riporta una sua
esperienza particolare, in accordo col testo. Un altro ancora testimonia
brevemente di una cosa accadutagli in quei giorni proprio su tale questione.
Questi fa una domanda sul testo. Quegli espone un problema personale su una
questione implicita al testo. In tale clima, può succedere che qualcuno
scoppi in lacrime, perché toccato dal Signore o a causa di un cocente
problema; allora si mette da parte lo studio programmato e ci si dedica alla
persona tribolata, ascoltando, consolando, |
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pregando, eccetera.
2. DIRIGERE, NON DIRIGISMO: Come è distante
da questo modello partecipativo, quello dirigista, in cui uno solo fa il
suo monologo dotto, come un retore o un filosofo occidentale, e agli altri è
permesso solo di fare da spettatori.
Chiaramente anche in un modello partecipativo c’è
bisogna di chi coordina l’incontro, affinché tutto sia fatto con decoro e
ordine (1 Cor 14,40) e affinché non diventi occasione di arbitrio, di
discussioni a due, di prevaricazione degli uni sugli altri e di uscita dal
seminato. Tuttavia, una cosa è coordinare, altra cosa è fare un monologo a senso
unico, in cui l’uno «si sfoga» e gli altri si annoiano.
3. COMPARTECIPAZIONE: Bisogna ritornare a
riscoprire il segreto della compartecipazione o del «pari consentimento»,
e ciò vale sia per la preghiera comune (At 1,14; 4,24), sia per altre
espressioni devozionali (At 2,46; 5,12). Il tutto si deve fare
per l’edificazione reciproca (cfr. 1 Cor 14,26). Anche
nello studio biblico, invece di cercare le cose che dividono, possiamo attuare
questo principio: «Cerchiamo dunque le cose che contribuiscono alla
pace e alla mutua edificazione» (Rm 14,19);
«pace» sta anche per armonia. Si può applicare anche quest’altro principio,
quando si prende la parola, ognuno secondo i propri doni: «Noi parliamo
davanti a Dio, in Cristo, e tutto [avviene], amati, per la vostra edificazione»
(2 Cor 12,9).
4. EDIFICARE, EDIFICANDO:
Il fine dello
studio biblico non è che alcuni possano profilarsi con i loro carismi, ma
che i santi possano perfezionarsi, che ognuno impari e sia motivato a servire
nell’opera del Signore, che il corpo di Cristo sia edificato e che tutti
arrivino all’unità della fede e
alla piena conoscenza del Figlio di Dio, segni
caratteristici dei credenti maturi (cfr. Ef 4,12s). Solo allora essi potranno
tener testa a ogni vento di dottrina, alla frode degli uomini e all’astuzia
di coloro nelle arti seduttrici dell’errore (v. 14).
Lo studio partecipato è
come una piazzola di rifornimento, ma con la differenza che tutti fanno
il pieno e tutti riempiono gli altri. Non si comunicano solo nozioni, ma
empatia, consolazione, incoraggiamento, esortazione, amore e così via (cfr. 1 Ts
4,9). Allora si realizza la seguente parola di Paolo: «La parola di Cristo
abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi ed esortandovi gli uni gli altri
con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi,
inni e cantici spirituali. Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate
ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di
lui» (Col 3,16s).
5. DOMANDE DI LAVORO: ● 1.
Quali sono le vostre esperienze in merito a un
modello partecipativo? ● 2.
Quali sono
i vantaggi e gli svantaggi di tale modello? ● 3. Quali
accorgimenti bisogna usare? ● 4. Che cosa bisogna evitare affinché il
modello partecipativo funzioni bene? ● 5.
Per quali motivi non hai aperto finora casa tua a una tale esperienza di pari
consentimento in un incontro di chiesa in casa?
►
Le sale di culto
{Nicola Martella} (T)
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Dot/A1-Partecipaz_Avv.htm
05-01-2016; Aggiornamento: |