1. Nostalgie e
dietrologie
In rete alcuni
danno sfogo alle loro nostalgie, ricordando che da bambino non avevano
l’IPhone, la Wii, la Playstation, l’Xbox e cose simili, ma giocavano
spensierati. In tale modo ricostruiscono nella loro mente un tempo, che non c’è
più. Era un mondo senza cellulare, SMS, chat, gel antibatterico, senza
detersivo che toglieva la macchia al primo colpo, acqua della fontana e così
via. Così facendo, la mente dimentica volentieri che non c’era solo il pallone,
il gioco al nascondino e altri simili con gli amici. C’era anche il rovescio
della medaglia, tanti spiacevoli ricordi di quel mondo, che volentieri si
omette di ricordare; eviterò di farvi il mio elenco. Per farla breve, io porto
nel mio cuore molte cicatrici della mia infanzia e il fatto che, per la
disperazione, cercai un modo per andarmene via da casa, cosa che poi si realizzò
a 15 anni.
Stranamente la
mente con le sue lacune vuole convincerci, che si stava meglio, quando si stava
peggio. La differenza maggiore non consiste in ciò che si aveva allora e
oggi, ma nel fatto che allora si era bambini e oggi non lo si è più. In ogni
modo, non è di questa polemica, che vi vorrei parlare.
2. Comunicazione
e preghiera
Vero è che il
nostro mondo pieno di tecnica non può sostituirsi alla comunicazione
umana. La tecnica certo può favorire la comunicazione umana sulle piccole,
medie e grandi distanze, oppure può distrarre da essa, diventando essa stessa
l’oggetto dell’attenzione. In ogni modo, la tecnica non è negativa in sé, ma
dipende sa ciò che ne facciamo.
L’IPhone, l’IPad
e altri strumenti simili non possono certo rendere possibile la comunicazione
con Dio nella preghiera. Quest’ultima ha una lunghezza d’onda molto diversa.
Mentre i cellulari anche di ultima generazione non «prendono» dappertutto, la
comunicazione con Dio nella preghiera ha «campo» in ogni luogo: sulla
vetta di un monte, in pieno oceano, in uno scantinato, nel deserto, su un’isola
sperduta, nella cella di un penitenziario, in un lager di prigionia. Con Dio si
può stare in rete dappertutto.
3. Sempre in
rete con il Cielo
Dove l’IPhone,
l’IPad e simili strumenti falliscono, «l’IPray» (= io prego) funziona
sempre! Puoi sempre essere online! Fanne buon uso, per brevi «messaggini»
inviati al Padre celeste qui e là («Signore ti ringrazio per... », «Padre nostro,
ti prego per... », ecc.) al bisogno o in mezzo a tante attività, oppure per «telefonate»
più lunghe con Lui, in altri momenti durante la giornata, magari quando c’è più
calma.
E se uno non
sa i numeri per il Cielo? Niente panico, basta digitare uno dei seguenti:
■ Salmo
50,15: «Invocami nel giorno dell’avversità:
io ti salverò, e tu mi glorificherai!».
■ Geremia
33,3: «Invocami, e io ti risponderò, e ti annunzierò cose grandi e
impenetrabili, che tu non conosci».
■ Matteo
7,7: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e
troverete; bussate e vi sarà aperto».
Certamente ci sono
anche altri numeri di telefono (= promesse), che funzionano e che voi
potete aggiungere. Se vi viene chiesto un PIN, allora digitate: «Nel nome
di Gesù».
Buona
preghiera a tutti!
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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21-11-2014; Aggiornamento: |