«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia. Ecco le rubriche principali:

Scenario biblico

Vita di comunità

Abbecedario riflessivo

Ad acta

Dietro il velo

Casella postale biblica

Variazione delle costanti

Puntigli e indovinelli

Sapienza da quattro soldi

Massime e minime

Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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TACERE ELOQUENTE

 

 di Nicola Martella

 

I motivi, per cui si tace, sono tanti e hanno varia causa. Si tace, secondo i casi, per motivi positivi o negativi, ad esempio: per rifiuto, per delusione, perché si è seccati dalle tante parole altrui, perché feriti nell’amor proprio o nella dignità, perché oramai le parole sono inutili, per lutto, per auto-commiserazione, per disperazione, per non ferire, per pudore, per timore di conseguenze, per vergogna dinanzi ad altri, per non svelare un segreto, per non tradire, per codardia e così via.

     I logorroici, ad esempio, hanno timore dei propri silenzi e non sanno interpretare quelli di altre persone. Manca loro il codice per decifrare il tacere altrui, probabilmente anche le parole altrui, che essi ascoltano, ma non realizzano. Eppure arrivano momenti, in cui la risposta migliore è il silenzio. Esso inquieta il logorroico, chi parla a vanvera, chi usa la maschera dell’ipocrita, chi parla per partito preso, chi ripete luoghi comuni, chi cerca ciò che è conveniente e chi usa mezze verità con maestria e dialettica.

     Quando uno tace, ciò crea negli altri sensazioni diverse, ad esempio: incertezza, indeterminatezza, fraintendimento, insicurezza, inquietudine, seccatura, irritazione, rabbia, confusione, sensi di colpa, interesse, indeterminatezza, mistero, senso di stupidità, eccetera.

 

Silenzi     Un silenzio non si può smentire né confutare. Per capirne il senso, ci vuole una grande capacità interpretativa. Gente distratta o insensibile non comprende le parole né i silenzi, né i gesti o la mimica, che li accompagnano.

     Un buon psicologo o un buon conoscitore degli uomini sa decifrare le parole, i gesti, la mimica e anche i silenzi. Un buon compositore sa armonizzare i suoni, i ritmi, i volumi, le pause e così via; e un buon dirigente sa interpretarli e rappresentarli.

     Tacere può essere eloquente, e il silenzio può lasciare una eco rimbombante nella mente altrui.

     C’è il tempo per tacere e quello per parlare. Infatti, anche il silenzio può rendere colpevoli. Oppure, il ravvedimento può nascere, tacendo dinanzi a Dio e aspettando che sia Lui a parlare alla coscienza. Ci sono tempi di decadenza spirituale e morale, in cui chi annuncia la verità viene evitato o messo a tacere. Inoltre, ci sono persone, che non vogliono veramente ascoltare la verità, ma solo trovare una conferma al proprio pregiudizio e un pretesto per accusare e colpire la persona dabbene. Il discernimento sta nel sapere quando tacere e quando parlare.

 

Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Nicola Martella

2. Nunzio Lo Nardo

3.

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6.

7.

8.

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi confacenti al tema):

     ■ Mardocheo mandò a dire a Ester: «Se oggi tu ti taci, soccorso e liberazione sorgeranno per i Giudei da qualche altra parte; ma tu e la casa di tuo padre perirete. E chi sa se non sei pervenuta ad esser regina appunto per un tempo come questo?» (Est 4,14). C’è il momento che tacere fa diventare colpevoli e che bisogna parlare, costi quel che costi.

 

     ■ Habakuk disse a Dio: «Tu, che hai gli occhi troppo puri per sopportar la vista del male, e che non puoi tollerare lo spettacolo dell'iniquità, perché guardi i perfidi, e taci quando il malvagio divora l'uomo, che è più giusto di lui» (Hb 1,13). Qui Dio usò i Caldei per punire il suo popolo infedele; ciò creò un certo problema di comprensione per Habakuk. Dio assicurò al suo profeta che avrebbe agito con giustizia sia verso il suo popolo malvagio, sia verso gli spietati Babilonesi.

 

            ■ «Tremate e non peccate; ragionate nel cuori vostro sui vostri letti e tacete» (Sal 4,4). È così che comincia il ravvedimento dinanzi a Dio.

 

     ■ I discepoli incitavano la gente a proclamare Gesù come il Messia-Re promesso: «“Benedetto il Re che viene nel nome del Signore; pace in cielo e gloria nei luoghi altissimi!”. Alcuni dei Farisei di tra la folla gli dissero: “Maestro, sgrida i tuoi discepoli!” Ed egli, rispondendo, disse: “Io vi dico che se costoro si tacciono, le pietre grideranno”» (Lc 19,38ss). Sulle questioni fondamentali della fede il credente non può tacere, a qualunque costo (At 4,19s; 5,29).

 

     ■ «Io conosco come sono numerose le vostre trasgressioni, come sono gravi i vostri peccati; voi sopprimete il giusto, accettate regali e fate torto ai poveri alla porta. Ecco perché in tempi come questi, il saggio si tace; perché i tempi sono malvagi» (Am 5,12s). In tempi di grande decadenza morale, l’insegnamento del sapiente secondo Dio non viene ascoltato; egli viene messo a tacere.

 

     ■ «Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna colta in adulterio; e, fattala stare in mezzo, gli dissero: “Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?”. Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra. E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra» (Gv 8,3-8). Scribi e farisei, non stavano osservando la legge, avendo portato l’adultera, ma non l’adultero. Inoltre, non cercavano la verità, ma solo un pretesto contro Gesù.

 

     ■ «E il sommo sacerdote, levatosi in piedi, gli disse: “Non rispondi tu nulla? Che testimoniano costoro contro a te?”. Ma Gesù taceva» (Mt 26,62). Poi, quando fu scongiurato di dire se fosse veramente il Messia, il sommo sacerdote lo accusò di bestemmia, a cui si accodò il giudizio del Sinedrio (vv. 63-66) e a cui seguì l’infamia (vv. 67s). Essi non cercavano la verità, ma la conferma del loro pregiudizio.

 

 

2. {Nunzio Lo Nardo}

 

Contributo: Il silenzio è mitezza. Quando non rispondi alle offese, quando non reclami i tuoi diritti, quando lasci a Dio la difesa del tuo onore, il silenzio è mitezza.

     Il silenzio è misericordia. Quando non riveli le colpe dei fratelli e quando perdoni senza indagare il passato, quando non condanni, ma intercedi nell’intimo, il silenzio è misericordia.

     Il silenzio è pazienza.

     Il silenzio è umiltà.

     Il silenzio è fede. Quando taci, perché è Lui che agisce, quando rinunci ai suoni, alle voci del mondo per stare in sua presenza, quando non cerchi comprensione, perché ti basta essere conosciuto da Lui, il silenzio è fede.

     Il silenzio è adorazione. Quando abbracci la croce senza chiedere «perché?», il silenzio è adorazione. {31-10-2013}

 

Nicola Martella: Questo pensiero mi è particolarmente piaciuto e l’ho opportunamente formattato, per farlo risaltare. Certamente il silenzio è d’oro, laddove — come ha evidenziato l'autore — rinunciamo a un nostro diritto per amore del Signore.

     Laddove, invece, il silenzio è orgoglio e disprezzo altrui oppure complicità e codardia, chiaramente è tutto un altro discorso; ancor peggio laddove ciò avviene dietro a una facciata di apparente buonismo e religiosità (vedi i Farisei).

     Lunico neo di tale pensiero è che non è, purtroppo, frutto della riflessione di Nunzio Lo Nardo, ma — come ho potuto verificare — è uno scritto di Giovanni della Croce (cfr. qui), al secolo Juan de Yepes Álvarez (1542-1591), sacerdote cattolico e poeta spagnolo. Tale testo è stato, quindi, riportato senza citare la fonte! Presentare un testo altrui, senza altra specificazione, come se fosse il proprio, è biasimevole.

 

 

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11. {Vari e medi}

 

Maria Laudani: Quello, che hai scritto, lo trovo vero; infatti coloro, che sono disattenti ai miei silenzi, è vero, di solito sono distratti anche dinanzi alle mie parole. Comunque penso che, per parlare o per tacere, bisognerebbe farci guidare da Dio. Credo che chi sta alla presenza di Dio, discerne il momento per tacere o per parlare. {18-07-2013}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Michela De Rose: Il discernimento sta nel sapere, quando tacere e quando parlare. Signore insegnaci. {16-07-2013}

 

Fortunato Borgia: C’è anche il «silenzio assenso» (consenso). C’è, poi, il «silenzio assenzio» (liquore amarissimo), che si è obbligati a ingoiare, quando si cerca di parlare a dispotici petulanti e indisponenti. {17-07-2013}

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Tace_eloquent_Mds.htm

16-07-2013; Aggiornamento: 11-11-2013

 

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